Sosta amara, dubbi enormi: la Juve deve davvero pensare a un futuro senza Vlahovic?
Quando l’ultimo giorno di mercato estivo la Juventus ha chiuso l’arrivo di Openda, molti hanno letto quell’operazione come il preludio all’addio di Dusan Vlahovic, ormai considerato destinato a salutare a parametro zero a giugno o addirittura già a gennaio per non perdere valore. Ma la stagione, e soprattutto il campo, stanno ribaltando tutto. E proprio in queste ore di sosta delle nazionali arriva un dato umano che pesa: ieri Vlahovic ha vissuto una delle più grandi delusioni della sua carriera, con la Serbia sconfitta 2-0 dall’Inghilterra e fuori dal prossimo Mondiale, senza nemmeno la possibilità di accedere ai playoff. Un colpo durissimo per lui, ma che può trasformarsi in nuova benzina mentale al suo ritorno a Torino. Perché la Juventus, oggi, vede un Dusan diverso, maturo, trascinante. Dai fischi di agosto nell’amichevole in famiglia all’Allianz che ora lo acclama come leader tecnico ed emotivo. I numeri parlano chiaro: 15 partite, 6 gol, un assist e una mole infinita di lavoro sporco, sempre dentro la partita, sempre pronto a far salire la squadra e a far respirare i compagni.
Una dimensione che né David né Openda riescono a replicare. Gli altri due attaccanti hanno qualità simili tra loro: corsa, profondità, verticalità. Ma un solo gol in due – quello di David alla prima giornata – pesa inevitabilmente nei confronti. E allora la domanda che rimbalza tra tifosi e dirigenti si fa inevitabile: ha senso lasciare andare Vlahovic senza provare in ogni modo a trattenerlo? Anzi, con questo scenario non è impensabile che la Juventus possa valutare la cessione di uno tra David e Openda per trovare risorse e spazio salariale utili a blindare il serbo, qualora lui fosse disposto a venire incontro al club. La stagione è ancora lunga, e il proseguo del campionato darà le risposte. Ma una cosa è certa: in un momento di dubbi e delusioni con la nazionale, Vlahovic sembra più che mai il punto fermo della Juventus.
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