Pietro Anastasi, uomo perbene
Pietro Anastasi, arrivato dalla Sicilia con la valigia di cartone, nella produttiva Varese si fa subito ammirare per le sue qualità e la Juventus non se lo lascia sfuggire. Con 650 milioni di lire lo porta in Piemonte per vivere un sogno, per lui juventino da sempre. Si afferma subito dopo aver contribuito con uno straordinario gol alla vittoria azzurra nel campionato europeo del 1968. Pietro ha rappresentato in quegli anni un simbolo per un'intera classe sociale che dal sud cercava una vita più semplice nel ricco e austero settentrione d'Italia. Attaccante tecnico e guizzante con la casacca sabauda ha vinto tre scudetti, divertito milioni di persone e buttato dentro la rete un centinaio di palloni.
Amatissimo da tutti, occhi vivi, cuore caldo, ha sposato come pochi altri il profondo significato dell'essere Juventus. Al suo debutto con la maglia bianconera nel settembre 1968 rifilò subito una doppietta all'Atalanta, facendo intendere subito a tutti che non sarebbe stato uno di passaggio. Con Bettega formo' una delle coppie gol più belle e complete del calcio italiano e tuttora i tifosi di Madama con qualche capello bianco non hanno dubbi nell'inserirla tra le più amate di sempre. Pietro lasciò Torino nel 1976 con il cuore spezzato, inserito nello scambio di attaccanti con l'Inter , la sua maglia andò a Roberto Boninsegna. Per il campione nato a Catania questa ferita non si sarebbe mai più rimarginata, ma da persona intelligente e vero juventino non ha mai portato rancore ai nostri colori. Oggi Pietro Anastasi avrebbe compiuto 74 anni, ci manca, perché Pietro era soprattutto un uomo perbene.
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