Il principe e il serpentello

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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
domenica 3 aprile 2022, 14:15Storie di Juve
di Nicola De Bonis

Il principe e il serpentello 

Sono passati tre anni dalla farsa denominata "Calciopoli", gli inferi hanno avvolto il popolo juventino, un popolo pieno di rabbia per la vergognosa ingiustizia subita. In tutto questo grande sbandamento c'è un club che ne sta benificiando oltre tutto e tutti , un club guidato da una Presidente che non ha nessuna conoscenza di calcio e gestione delle risorse economiche e sportive.  Massimo Moratti e la sua banda si ritrovano dopo mille fallimenti ad aver cucito sulla maglia un tricolore macchiato di menzogne. Gli "onesti" provano ad aprire un ciclo con i "ladri' già bianconeri, Ibra e Viera hanno tradito la Juventus e la sua gente per correre sui Navigli neroazzurri. In questo clima di accuse reciproche la squadra milanese vince un paio di campionati falsati e arriva a Torino con sulla panchina un allenatore che si sposa perfettamente con un'ambiente che,come lui, è abituato a trovare scuse per giustificare il fallimento. Dio li fa e poi li accoppia, succede. Ma torniamo al campo: 5.12.2009 serata fredda all'Olimpico, Natale è alle porte e il gruppo guidato da Ciro Ferrara sta cercando di trovare gli equilibri per far tornare ai vertici il club sabaudo. Ci presentiamo con una squadra ricca di esperienza e campioni del mondo. Da Buffon e Cannavaro, a Grosso, Del Piero e Camoranesi. Gara subito bollente, tifo infernale e tanta tanta voglia di dare una lezione agli interisti che  dopo una ventina di giri di lancette capitolano causa  Giorgione Chiellini che batte Julio Cesar sotto la Filadelfia. Mou, care abitudini, non ci sta e si fa cacciare dal campo, i soliti sospetti degli inferiori. Nel caos, dopo appena sette minuti dal vantaggio bianconero, arriva il pareggio afromeneghino firmato da Samuel Eto'o, è una bellissima partita. The' caldo e si riparte in pieno eccitamento, freddo e fatica sono azzerati. Minuto 57, si sta per assistere ad una giocata che rimarrà per sempre dentro ogni sportivo bianconero. Questo gioco di prestigio porta la firma di Claudio Marchisio che dalla sinistra dopo un dribbling da urlo, scodella sopra il portiere brasiliano e fa urlare di gioia e rabbia un intero popolo, il nostro popolo, orgoglioso e vincente. Lo stadio è una bolgia, si canta e si sostiene, si ama e si "odia".  Al fischio finale esplode la festa, l'onore della Juventus può essere esposto come l'ennesimo scudetto, il Principe ha infilzato il serpentello.