Tudor, la Juve e il dogma del 3-4-1-2: quando il modulo vince sulla logica

Tudor, la Juve e il dogma del 3-4-1-2: quando il modulo vince sulla logicaTUTTOmercatoWEB.com
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Ieri alle 23:03Primo piano
di Massimo Reina
A preoccupare è il solito copione: formazione sbagliata, cambi tardivi, nessuna lettura. E un modulo cucito addosso a una squadra che ha tutt’altre misure.

Ci sono pareggi che sembrano sconfitte. Poi ci sono quelli che sembrano test di ottusità tecnica. La Juventus pareggia 2-2 col Villarreal, ma l’avversario vero – ancora una volta – è Tudor stesso. Il croato insiste con la difesa a 3, come se avesse Barzagli-Bonucci-Chiellini nel cassetto e Lichtsteiner e Asamoah a tutta fascia. Invece ha Gatti, che non fa nemmeno il suo, Kalulu che è un terzino adattato a braccetto di destra o a tutta fascia, e Kelly, costretto a fare il tappabuchi a seconda del vento.

Non è solo una questione di uomini. È la testardaggine di chi continua a infilare la chiave sbagliata nella serratura, convinto che prima o poi la porta cederà. Il primo tempo è un inno al disorientamento: squadra lunga, zero palleggio, troppa distanza tra le linee e gente che vaga confusa per il campo, subito stanca. Yildiz vaga, come un talento mal posizionato. Koopmeiners è il solito fantasma, non costruisce né distrugge e David si trova murato e isolato, oltre che spaesato.

E i cambi? Tardivi, confusi, fotocopia degli errori iniziali. Cambiare l’uomo, mai l’idea. Eppure basterebbe poco. O almeno: qualcosa di logico. Una difesa a 4 con Cabal e Kalulu terzini, Bremer e Kelly centrali. A centrocampo una mediana a tre, con muscoli, geometrie e copertura. E poi Yildiz tra le linee, libero di accendere dietro due punte vere, o un tridente leggero se gli interpreti lo consentono. Ma serve coerenza, non coazione a ripetere. Il Villarreal ha fatto il minimo. La Juve avrebbe potuto fare molto di più, ma è stata incatenata da un’idea rigida, da un allenatore che sembra più attaccato al sistema che alla squadra. Non è questione di perdere o pareggiare, è  questione di giocare sapendo chi sei, e questa Juve, con Tudor, non lo sa più.