Altro che palazzo e vento del nord, a meno che il mondo non sia sottosopra

Altro che palazzo e vento del nord, a meno che il mondo non sia sottosopraTUTTOmercatoWEB.com
mercoledì 8 febbraio 2023, 10:55Editoriale
di Vincenzo Marangio

Buona regola quando ci si trova davanti ad un thriller è quella di non lasciarsi guidare dal regista che cercherà, con ogni mezzo, di portarti fuori strada. Bisogna essere attenti ai dettagli, non cadere nella trappola del finale scontato e farsi un'idea propria seguendo gli indizi.

Di cosa sto parlando?
Della favoletta che da anni si racconta in Italia, quella del Palazzo, con una stanza dei bottoni, dove stazionano membri della famiglia Agnelli concedendo, di tanto in tanto, l'ingresso a qualcun altro.
La favola di un club che prima di tutte, e più di molte, ha imparato a gestire la squadra di calcio come fosse un'azienda, quindi puntando al risultato, senza perdersi per le strade contorte della bellezza perché, in fondo, che tu abbia giocato bene o male quello di cui ci si ricorda è come è finita. Chi ha vinto. Un club che prima di tutti e più di molti ha capito che i concetti decoubertiani dell' "importante è partecipare" è valido solo quando sei bambino, quando devi pensare a divertirti, ma che si trasforma nella più grande sciocchezza possibile quando cresci, quando il gioco diventa gara. Perché in qualsiasi gara si compete per vincere. Tutto il resto sono le chiacchiere, anzi, gli alibi di chi non ci riesce.

La Juventus è stato il club che prima di tutti ha capito questo concetto che, ad onor del vero, ha funzionato più in Italia che in Europa dove, probabilmente, serve qualcosa di diverso, ma quello del "vincere come unica cosa che conta" è un concetto che ha reso cannibale la Juventus in Italia e l'ha resa la più amata o la più odiata. E conosciamo più o meno tutti la favola di Esopo dal titolo "La volpe e l'uva", ne conosciamo il significato che poi ha coinciso con la trama del thriller a cui stiamo assistendo. Per chi la invidia e non riesce ad emularne la storia, la Juventus diventa una squadra e un club da screditare, e così, cambiando le parole, si può cambiare il senso del film: lei vince, loro dicono che ruba. Lei cade, loro vorrebbero sparisca perché in fondo la temono, lei minaccia di andare via, loro vorrebbero incatenarla perché, in fondo, se il cattivo (o presunto tale) muore, il resto del film a chi interessa più. E allora, in questo thriller, la Juventus è la protagonista, ma diranno che è un danno, però porta soldi e visibilità. E in questi ultimi giorni, le tante dicerie usate per minimizzarne la storia, quella stessa storia che non è possibile imitare, si stanno sgretolando davanti al progresso dei tempi.

Pensateci bene: quanti film horror del passato adesso perderebbero totalmente senso nella loro trama rapportata ai tempi moderni in cui esistono i telefonini, esiste internet, esistono app che possono rintracciarti ovunque? Tutti. Tanto che i registi hanno dovuto usare quella tecnologia per trasformare il senso stesso degli horror, dei thriller. Ed è la stessa cosa che sta accadendo ora con i social che, se usati nel modo giusto, possono divenire uno straordinario strumento di ricerca come non lo erano neanche gli archivi dei giornali o bibliotecari di un tempo, i social diventano una sorta di scatola nera nella quale è più facile rintracciare chiunque e qualsiasi segno abbia lasciato nel suo percorso. Questo è ciò che sta accadendo ora.

Nel 2006, quando scoppiò Calciopoli, non esisteva Facebook, non c'era Twitter e non ne esistevano tanti altri. I tifosi potevano fidarsi soltanto dei giornalisti e i giornalisti delle loro fonti e se le fonti erano all'interno dei Palazzi di Giustizia non avevi altre scappatoie, era tutto più complicato, una zona d'ombra all'interno della quale muoversi o perdersi. Quella zona d'ombra non esiste più, ora tutti lasciano una traccia e dalla notte di ieri ad oggi pomeriggio, la favola della squadra che ruba e vince con l'inganno perché manovra tutto in un fantomatico Palazzo del potere si sta piano piano sgretolando. Si è partiti dal rintracciare il video di Ciro Santoriello, PM del pool che guida l'indagine Prisma, che in un convegno pubblico si lascia andare a dichiarazioni a dir poco sconsiderate (per non dire allucinanti) da tifoso ultrà "Sono tifoso del Napoli e odio la Juve" "da PM mi ritengo antijuventino". E le nostre Istituzioni hanno pensato di metterlo alla guida di un'accusa nei confronti della Juventus, per altro con un capo d'accusa su una norma che non esiste. E allora la Comunità bianconera, tra giornalisti, vip e semplici (ma preziosi) tifosi, si sono messi a lavoro utilizzando il nuovo mezzo tecnologico che prima non c'era. I social network. E in questa scatola nera vengono fuori tutto l'antijuventinismo, liberamente sventolato su profili personali, di membri presenti nel Collegio di Garanzia del Coni, coloro i quali si troveranno a decidere le sorti sportive della Juventus presumibilmente ad Aprile

Colpo di scena e thriller finito? No, io mi aspetto sempre i fuochi d'artificio, e magari, perché no, qualche altro video...

In tutto ciò questa sera c'è stata una partita di campionato, una "lotta salvezza" giocata contro la Salernitana (a proposito, ricordate lo scandalo del gol ingiustamente annullato e per il quale non venne preso alcun provvedimento? Sempre perché c'è la Juve nella stanza dei bottoni) e vinta come meglio non si poteva. Con le ali ai piedi, la testa come non si vedeva da tempo, la giusta concentrazione e armonia, mai un momento di sofferenza, tanta qualità. Le giocate di Di Maria, il fiuto del gol di Vlahovic uno 0-3 su cui in pochissimi avrebbero scommesso. 

La bellezza di una Juventus che non muore mai. Perché puoi colpirla, strattonarla, ostacolarla e magari farla cadere. Ma non resterà mai a terra il tempo sufficiente per essere sbranata. Si rialzerà e andrà più forte di prima.