Quel filo identitario che si è spezzato, i cavalli di Troia che hanno parzialmente vinto ma la Juve non muore mai...

C'è una cosa che mi ha profondamente turbato dopo la partita con il Bologna, una cosa che contestualmente mi ha aperto ulteriormente gli occhi sul difficile momento che sta vivendo la Juventus: quando nelle interviste post partita con Lucumì e Freuler erano delusi per aver soltanto pareggiato, dall'altra parte, Tudor era soddisfatto per quel punto. Per carità, certe dichiarazioni e certi risultati vanno contestualizzati, e tutto sommato considerato che i bianconeri in classifica erano avanti un punto bastava per proteggere la posizione, ma ho percepito una differenza siderale di mentalità e di fame tra questa Juventus e quella cannibale che ha scritto la storia del calcio italiano e mondiale. Aveva più fame il Bologna e questo proprio non mi è andato giù.
Per una volta vorrei andare oltre i soliti, per quanto giusti, discorsi delle responsabilità di Giuntoli, le colpe di Motta e l'assenza di competenze calcistiche in società e capire quando la Juventus ha smesso di essere Juventus. Perché in fondo, piaccia o no, fino a quando c'era Allegri, una scintilla di senso di appartenenza alla storia bianconera c'era ancora e l'Olimpico del post finale di Coppa Italia vinta lo scorso anno trasudava juventinità: con il pubblico a godersela, Vlahovic che ci metteva l'anima, Allegri che affrontava di petto il designatore arbitrale dopo l'ennesimo clamoroso errore contro la Juve, la presa di distanze da chi stava già avviando un progetto di dejuventinizzazione dell'ambiente ecco, forse quella sera si è spenta l'ultima fiamma di Juve. Ora bisogna ritrovarla, ovviamente non ripartendo da Allegri, e per il sottoscritto neanche necessariamente da Conte, ma da un senso di appartenenza che solo chi ha la Juve nel cuore o ne antepone la storia al proprio "io" può far riemergere. Quindi, in sostanza, bisogna ripartire dalle basi: più libertà a Chiellini, un presidente alla Platinì (in attesa di un possibile ma non imminente ritorno di Agnelli) e un allenatore che sappia cos'è la Juve e sappia trasmetterlo al gruppo. La scintilla non si accende da sola, serve chi conosca il modo per riaccenderla.
Una volta riaccesa la scintilla le cose possono cambiare e tornare come prima e non tutto sarebbe da buttare, anche se la cifra tecnica della rosa deve essere sensibilmente migliorata ma su basi di pura juventinità: fame e ossessione per la vittoria, voglia di sudare e combattere fino alla fine e non mollare mai. E magari, a quel punto, sarà la Juventus a non accontentarsi di un pareggio a Bologna ma tornerà a considerarlo un mezzo passo falso per tornare a correre.

Iscritta al tribunale di Torino al n.70 del 29/11/2018
Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione al n. 18246
Direttore responsabile Antonio Paolino
Aut. Lega Calcio Serie A 21/22 num. 178