L'incredibile bellezza di una vittoria che non deve illudere
Diciamola tutta: non illudiamoci. Dormiamoci su qualche ora e godiamoci questa vittoria. Oltretutto contro una diretta avversaria per la zona Champions. E poi, a freddo, ragioneremo sulle assurdità che ci hanno fatto viaggiare – e sobbalzare - sull'altalena delle emozioni per quasi cento minuti.
I pronostici – e i precedenti in situazioni analoghe - ci raccontavano di una partita da “X” perfetto. Ma non senza reti, come nel più classico dei casi, quando la paura non accompagna le idee sotto la porta avversaria. Insomma, una partita fuori dagli schemi. Sicuramente più da tripla e senza una vera e propria favorita.
Mourinho e Landucci, con delega scritta dello squalificato Allegri, li conosciamo. Così come le rispettive identità rispecchiate nel corso del primo tempo. Una Roma più aggressiva a dispetto della solita Juve attendista e aggrappate alle giocate di Chiesa e Dybala. Eh sì, perché la qualità può provare a mostrarla solo chi la possiede. E quando, in serate come quelle dell'Olimpico, te lo permettono gli avversari.
Il cortocircuito arriva nel secondo tempo. Prima alla Juventus che si fa schiacciare in avvio. E poi alla Roma troppo sicura di aver scollegato per bene i cavi della batteria bianconera. Due sfiammate da una parte e tre dall'altra. E cinque incredibili ingenuità di squadra. Oltre al rigore sbagliato da Pellegrini al pari, se non peggio, della ribattuta. Il pareggio avrebbe accontentato a metà. La sconfitta generato processi e la vittoria in rimonta... fatto capire che la Roma ci ha messo molto del suo. E che il giudizio vero arriverà dopo la finale di Supercoppa di mercoledì prossimo. Godiamoci i tre punti, ma non illudiamoci. Anche solo perché mancheranno de Ligt, Cuadrado e Chiesa. E l'Inter non è la Roma.
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