Riprendiamoci la nostra Juventus vogliosa di vittoria

Riprendiamoci la nostra Juventus vogliosa di vittoriaTUTTOmercatoWEB.com
© foto di Gianfranco Irlanda
domenica 30 ottobre 2022, 22:42Editoriale
di Roberto De Frede
“Solo un uomo che sappia cosa vuol dire essere sconfitto può scendere fino al fondo della sua anima e venire su con quell'oncia di potenza necessaria per vincere quando il combattimento è pari.” (Muhammad Ali)

Bob Marley, il cantore di No Woman No Cry, Redemption song, Is This Love e Three Little Birds, duettando e strimpellando con la sua inseparabile chitarra Gibson Les Paul Special o con l’altra non meno famosa Fender Stratocaster, a ritmo di reggae cantava a cavallo degli anni sessanta e settanta, ai giovani e al mondo intero “Non giudico le persone dai loro errori ma dalla loro voglia di rimediare.”

Da quell’illusorio Juventus-Sassuolo, prima giornata di ferragosto, sono trascorsi due mesi e mezzo tragici, sportivamente parlando, per i bianconeri. In ritardo colmabile per ora solo aritmeticamente in campionato, sbattuta fuori a calci nel sedere dall’Europa che conta da blasonati e semi dilettanti; ma ciò che più fa male, la Vecchia Signora è diventata quasi lo zimbello di tutti, il facile bersaglio ironico e tragico di coloro che fino a qualche mese fa tremavano al solo nominare il dolce, vincente e fresco suono di quella parola latina tanto desiderata: Juventus!

Sarebbe bastato invece avere la memoria un po’ più lunga per non archiviare e mettere nel dimenticatoio una partita del 7 agosto, nella quale sono emersi tutti i problemi tecnico-tattico-fisici dei bianconeri poi sviscerati sino ad oggi: la purtroppo realissima altro che illusoria “amichevole” alla Continassa con l’Atletico Madrid. I colchoneros di Simeone dominarono stravincendo per quattro reti a zero, con una amarcord molto amaro: la tripletta di Alvaro Morata, “rilasciato” forse con troppa leggerezza in Spagna, e proseguendo la sfilata degli errori.  

Il solo fatto che l'etimologia della parola errore derivi dal latino col significato di "vagare", è già un elemento sufficiente per riuscire a comprendere meglio ciò che è stato fatto. Chiaramente gli sbagli non sono stati commessi dolosamente, né a mo’ di harakiri, anzi tutt’altro. Forse per assecondare lo spirito della nostra epoca la quale è confusa e imprevedibile e in cui vive un'umanità che, accecata da manipolazioni mediatiche, non riesce più a distinguere cosa sia giusto e cosa sbagliato. La lista potrebbe somigliare ad un decalogo senza risultare blasfemo: 1) l’arrivo di Ronaldo, 2) Marotta all’Inter, 3) l’addio di Allegri con tanto di motivazioni irrisolte, 4) l’avvento del sarrismo e la sua cacciata, 5) l’insediamento caduto dalle nuvole di Pirlo, 6) Arrivabene, Cherubini & C., 7) il ritorno di Max, 8) l’addio di Ronaldo al momento sbagliato, 9) parametri zero ospedalieri e giovanotti mal impiegati e mal venduti, con cessioni e acquisti poco lungimiranti 10) totale mancanza di preparazione per la stagione in corso con infortuni a volontà. Forse ne avrò tralasciato qualcuno (Super Lega…?) o aggiunto qualcuno di troppo, ma ci può stare in tanto caos… sia concesso un errore anche al sottoscritto, lasciando al lettore la libertà di aggiungerne o cassarne.

Quello che ora deve emergere è la voglia di aggiustare le cose: non saper rimediare a un errore è cosa peggiore dell’errore stesso, filosofeggiava nel seicento Baltasar Gracián, e torto non aveva, anche se nel nostro caso l’errore non è uno solo, bensì tanti. Sembrerà strano ma la voglia di rimediare più banale è proprio quella che fino ad ora è mancata, la più importante, quel desiderio di giocare a calcio, entrare in campo e dare battaglia fino all’ultima goccia di sudore per portare a casa la vittoria. Questo basterebbe… e invece tante volte vediamo nel tunnel di ingresso in campo quelle espressioni inebetite, spaesate, inanimate quasi timorose di essere in un luogo mai visto prima, mentre invece tutti si ritrovano nella loro casa: il rettangolo verde. A volte sembrano più animati quelli fissi e immobili del calciobalilla, i bigliardini da stabilimento balneare, sugli attenti pronti per una steccata a mano aperta! Così diventa indifendibile la squadra, perché inumano difendere un corpo senz’anima.

E allora forza! Già ieri sera la iuventus, nel senso vero di gioventù (notare la i e non la j), si è fatta avanti prepotente. I bianconeri hanno battuto il Lecce, terminando difendendosi alla baionetta, sfiniti, con crampi alla vecchia maniera, e in dieci praticamente negli ultimi minuti per l’infortunio dell’assist-man Iling Junior.

La claudicante situazione, che finora è stata ahimè agevolata da talune negative condizioni, solo in parte inizialmente la sentivamo nostra, ora è parte integrante assoluta. Questo tutti i tifosi sentono con cuore tumultuante. Vorrei che un pensiero austero ci riempisse tutti: il pensiero che il nostro fine prossimo ed urgente non deve essere già quello, generico, di vincere, ma l'altro, specifico, di resistere e combattere le avversità che stanno facendo sciogliere come neve al sole i sogni di gloria. Perché vi sono momenti nei quali vittoria o sconfitta diventa, dinanzi all'onore e alla dignità di uomini, cosa secondaria. A volte una vittoria facile è una sconfitta morale e reale; ma persino una sconfitta, aspramente contesa, è una vittoria altrettanto morale quanto effettiva.

Per questo, a Noi non spetta, ora, confortarci in immagini di vittorie, e fantasticare su possibilità, ma solamente, con animo concorde, con animo feroce, come dicevano i Romani, volere la cacciata del nemico, quella inanimazione subdola che ha travolto la nostra squadra, e tendere tutte le forze a quest’unico fine. Se questo pensiero solamente ci occuperà, guidando e rafforzando l'opera, avvenga quel che avvenga, sicuramente la Juventus tornerà a vincere e a dominare sui campi di tutta Europa. Questo dovrà essere instillato nelle menti dei calciatori, esperti e giovani, i veri artefici delle nostre emozioni, affinchè gli obiettivi ancora raggiungibili siano giocati con tutte le carte in regola, morali e fisiche, nel tempo che resta alla fine della stagione e nel silenzio del lavoro. L’uno a zero salentino, la voglia di stare sul pezzo per l’intera partita, l’evitare errori grossolani, le ammonizioni da foga agonistica fanno ben sperare? Vedremo. Le prossime due partite non sono proprio delle scampagnate, e saranno probabilmente l’ultimo trampolino di lancio per stilare il futuro prossimo della squadra.  

Fa bene Allegri ad aborrire la parola fallimento, termine orrendo che indica il venir meno, il mancare ad una promessa data, l’ingannare e l’ingannarsi allo stesso tempo. Fa bene, però il tempo stringe e ha sette mesi per cancellare per sempre dalla bacheca la sola idea di fallimento, e incastonare nuovi trofei. 

Così come il successo non è mai definitivo, il fallimento (eventuale) non è mai fatale. È il coraggio di continuare che conta, affrontando le avversità, rimediando agli errori e aprendosi il varco verso la vittoria, anche con l’aiuto dei Fagioli… autore di un gol più dolce e cremoso dei pasticciotti leccesi, un gol che ha significato proseguire una marcetta vittoriosa in campionato, un gol dalle fattezze di buon auspicio, ricordando a tutti la leggenda di Alessandro Del Piero.