Il derby vinto e lo spirito di squadra necessario

Il derby vinto e lo spirito di squadra necessarioTUTTOmercatoWEB.com
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martedì 18 ottobre 2022, 18:00La Frecciata
di Franco Leonetti

La prova sul campo, il gol di Vlahovic e l’abbraccio finale. Queste le diapositive del derby di Torino che la Juve si è aggiudicata, mostrando, finalmente, determinazione, fame, animus pugnandi e concretezza al cospetto degli avversari. Chi ha giudicato il Torino come rivale non eccezionale sicuramente coglie nel segno, ma abbiamo visto i bianconeri, in stagione, in piena difficoltà senza conseguire la posta piena, con squadre anche di caratura minore, stando alla classifica. Il derby è stato importante per la psicologia del gruppo per una manciata di motivi, in primis il risultato migliore cercato e voluto, a conclusione di una settimana tremenda fatta di sconfitte storiche; quella di Haifa rappresenta uno dei punti più bassi della storia ultracentenaria della Juventus. In secundis, un’autostima rifiorente che deve trascinare il gruppo fuori da una crisi affilata e pericolosa, terzo punto, è arrivato il primo successo in trasferta della stagione, un fattore che lasciava, perlomeno perplessi, osservando la casella intonsa che recitava, zero successi fuori dalle mura amiche, e in conclusione l'elemento più rilevante per l’immediato futuro,  il ritrovato spirito di squadra.

Quello spirito, quel principio immateriale che ha portato la Juve a lottare, aggredire, osteggiare, contrastare le casacche granata, per recuperare una vittoria tanto cercata quanto rilevante, tutti principi che parevano essersi spenti e smarriti, ineluttabilmente. I numeri della sfida stracittadina, inoltre, ci hanno confermato tutto ciò, soprattutto all’interno dei dati connotati da puro combattimento che una compagine deve mettere sul prato verde ad ogni match, la Juve ha vinto tutti i duelli alla voce contrasti: Torino 30, Juventus 52, contrasti aerei vinti: Torino 6, Juventus 16, rafforzati anche nel saper chiudere linee di passaggio con attenzione, ferocia e corsa, decretando l’ultima somma, quella degli intercetti: Torino 8, Juventus 12. I numeri non spiegheranno mai, in toto, il calcio, ma sono segnali di cui tenere debitamente conto.

Anche l’atteggiamento sul terreno di gioco è parso diverso, soprattutto dalla vergogna di Haifa, giocatori pronti ad aiutarsi gli uni con gli altri anche a costo del fallo, della scivolata o del tackle, tirando fuori garra, carattere e determinazione, che detto per inciso, dovrebbero essere le basi di ogni partita. La settimana tremenda con le esternazioni del presidente Agnelli e i due giorni di ritiro, si è conclusa al meglio, derby portato a casa e una Juventus finalmente attenta nel difendere e buona nel creare chance da rete, io personalmente ne ho contate ben sei, oltre alla rete da vero centravanti di Dusan. Ma ora viene il difficile, la riprova vera. Sin da venerdì prossimo, allo Stadium, contro l’Empoli, il gruppo deve mostrare continuità e progressi, chi si attendeva allo stadio Grande Torino una metamorfosi immediata e repentina, con tutta probabilità veleggia nell’utopistico e nei sogni misteriosi.

Questa Juve appare ancora convalescente e ha assoluto bisogno di continuità di prove e risultati, ovvero la miglior medicina per compattare il gruppo, facendo lievitare la sfera tecnica, allenatore, staff e giocatori. Solo così si può uscire da una crisi difficile da sconfiggere: mente forte, autostima estesa e migliorie nel gioco e nell'unità di squadra. Contro gli azzurri toscani giungerà il vero banco di prova, la reale controprova da esercitare, lavorando duramente sul campo, atta a recuperare i principi cardine da Juve, quella vera.