Yildiz sulle tracce di Del Piero: il giovane turco simbolo della Juve

Il paragone con il suo idolo Del Piero non può essere un'ossessione, ma un piacevole stimolo, per Yildiz Alex è una sorta di fratello maggiore, pronto a dargli consigli. E' successo più volte, quando passato e presente della Juve si sono incontrati. Pinturicchio un esempio da seguire. Tante, troppe le similitudini: la numero 10, alcune movenze e la testa a posto, in grado di sopportare il peso della maglia, le pressioni di un contesto in cui la vittoria, questa sì, è un'ossessione. Il ventenne turco ormai sembra aver scacciato tutti i fantasmi di chi è deputato ad essere il simbolo della Juve. L'investitura è arrivata nella scorsa stagione, proprio con l'assegnazione della casacca più prestigiosa, indossata da Alex e da altri mostri sacri della storia bianconera. Niente paura, come recita il titolo di una famosa canzone. A dire il vero, Yildiz qualche difficoltà l'ha manifestata sotto la gestione Motta, con il quale era sempre titolare, ma schierato in una posizione inadatta (per usare un eufemismo): esterno sinistro a ridosso della linea laterale. Un delitto calcistico da parte dell'allenatore, nei confronti di chi ha una tecnica superiore alla media, la capacità di dialogare con gli altri attaccanti e mandarli in gol. Salvo decidere di battere a rete, qualora avesse l'occasione giusta per farlo. L'arrivo di Tudor ha sovvertito le cose, Kenan finalmente agisce sulla trequarti, vicino alla zona calda, con tutto ciò che ne consegue sotto il profilo dell'incisività. Certificata dalle ultime nove giornate dello scorso campionato e dalle prime due di quello attuale. Già due assist, entrambi contro il Parma. Ma la cosa più evidente, anche nella sfida in casa del Genoa, è quanto sia diventato decisivo. Bastano un paio di lampi per illuminare la Juve. E di fatto trascinarla al successo. Si chiama leadership.
Yildiz è metallo prezioso per qualsiasi allenatore. Complice la sua duttilità, il turco può ricoprire almeno tre ruoli nel reparto offensivo, permettendo così a Tudor eventuali cambi di modulo. Fermo restando la questione tattica, giocatori come lui hanno il merito di conservare quel poco di romantico rimasto nel calcio, spesso una sua giocata vale il prezzo del biglietto. Eppure c'è ancora una parte di scettici. Alcuni convinti, altri animati da pregiudizio e malafede. Qualcuno ha ancora il coraggio di dire che non è da Juve. Fortunatamente non la pensano così i vertici bianconeri: il rilancio della Vecchia Signora è legato ai piedi e alla testa di Kenan. Non è un caso che nei prossimi giorni alla Continassa è atteso il papà del giocatore. Motivo? Rinnovo del contratto. Yildiz firmerà un contratto fino al 2030, si parla di consistente aumento dell'ingaggio, dagli attuali 1,5 si passerebbe ai 3,5 milioni, con possibilità di toccare quota 5, considerando i bonus. Se continua così inevitabilmente finirà nel mirino dei top club europei. Arriveranno offerte che faranno traballare la dirigenza. Nel caso, la Juve sarà di fronte al classico dilemma, ormai consuetudine nel calcio di oggi: monetizzare o innalzare una bandiera. Alla Continassa manca da troppi anni.
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