Ventura, il VAR e la memoria corta: quando i numeri raccontano altro

Ventura, il VAR e la memoria corta: quando i numeri raccontano altroTUTTOmercatoWEB.com
© foto di Carlo Giacomazza/TuttoSalernitana.com
Oggi alle 15:07Altre notizie
di Massimo Reina
L'ex tecnico granata accusa: "Nei derby col Torino ho subito scorrettezze contro la Juve. Col VAR ne avrei vinti molti di più". In un altro Universo...

Seguendo un copione che conosciamo bene, quello dei “vittimisti storici”, categoria ormai protetta dal Ministero della Memoria Selettiva, alcuni quotidiani e siti sportivi hanno pensato bene di animare la vigilia del Derby della Mole con le solite, ridicole polemiche di repertorio. Questa volta tocca a Giampiero Ventura, che ha rispolverato l’antico mantra del “se ci fosse stato il VAR…”. Già, il VAR. Quell’oggetto mitologico che da anni, nel calcio italico, serve a rianimare i fantasmi della sfortuna e a dare dignità alle sconfitte.

In questo, Ventura si iscrive purtroppo di diritto al Club dei Nostalgici del Torto Subìto, di cui fanno parte figure celebri come il compianto Gigi Simoni con il suo eterno lamento per il contatto Iuliano-Ronaldo, e quella fetta di tifo interista che ogni anno, alla vigilia di Juventus-Inter, recita il rosario del “ci hanno rubato lo scudetto”. Ora, a quanto pare, anche l'ex allenatore della Nazionale rievoca i derby della Mole come tragedie greche scritte da Collina, con tanto di coro che intona “Col VAR avremmo vinto noi”.

Otto sconfitte su nove Derby

Peccato che i numeri, per loro natura, siano crudeli. E non mentano. Contro la Juventus, Ventura, come tecnico granata ha collezionato nove derby, di cui otto persi. Un record. Ma non solo, il tutto è stato condito da ventiquattro gol subiti, cinque segnati: una media che nemmeno i film horror osano più replicare. Altro che VAR: serviva un miracolo mariano. L’unico successo, il 2-1 in rimonta del 2015 con Darmian e Quagliarella, resta l’eccezione che conferma la regola.

Eppure, ogni volta, la colpa era altrove. Un rigore non fischiato, una mancata ammonizione, un episodio. E mai, stranamente, la propria remissività oppure, oggettivamente, un avversario nettamente più forte, la Juventus dei NOVE scudetti consecutivi da record e delle due finali di Champions. Prendiamo ad esempio il 4-1 del 2016: la Juve di Allegri in pieno controllo, Dybala che faceva il torero e il Toro in versione tappetino. Le polemiche Tutte sulla mancata ammonizione di Alex Sandro in occasione del rigore concesso ai granata.

Curioso, però, che nessuno ricordi la mancata seconda ammonizione di Glik, né il rigore piuttosto evidente su Cuadrado. Ma si sa, il VAR retroattivo non arriva fin lì. Oppure il derby deciso al 93° da Pirlo, quando la Juve stellare di Andrea, Tevez, Pogba, Vidal, Buffon e della BBC rimase in dieci e vinse comunque. Ventura lo definì “un episodio sfortunato”. Gli altri lo chiamarono “differenza di livello”.

Il VAR del rimpianto

Dispiace davvero che un allenatore bravo e una persona seria come Giampiero Ventura si sia lasciata trascinare in queste diatribe, come se la tecnologia potesse riscrivere la storia, o la memoria selettiva valesse più dei punti in classifica. Il VAR, nella sua versione romantica, è diventato per molti una coperta calda per chi non vuole accettare la realtà dei risultati. Un dispositivo non per correggere gli errori arbitrali, ma per anestetizzare quelli tattici. Un modo elegante per dire “non è colpa mia”. Eppure, anche con cinque VAR, un arbitro svizzero e un collegamento diretto con la NASA, i risultati non sarebbero cambiati: otto sconfitte su nove restano otto sconfitte su nove. Non per complotto, ma per calcio. Perché la Juventus di quegli anni era una macchina, e il Torino di Ventura, con tutto il rispetto, una buona squadra ma limitata.