Allegri e la meravigliosa “ingenuità”

Allegri e la meravigliosa “ingenuità”TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Gianfranco Irlanda
domenica 29 gennaio 2023, 18:30Editoriale
di Roberto De Frede
“Bisogna fare tutto il bene possibile, amare la libertà sopra ogni cosa e non tradire mai la verità.” (L. Van Beethoven)

Argomenti per un editoriale “sportivo” in questo periodo non mancano, anzi sembra che ve ne sia purtroppo uno soltanto che di calcistico non ha nulla: le poco amene giornate forensi della società bianconera. Sarebbe ad esempio cosa molto triste e alquanto insensata se per commentare il capolavoro di Van Gogh “Campo di grano” si facesse come premessa una lectio magistralis sull’uso della falce o del falcetto, pertanto sognerò di parlare solo di calcio e di libertà, senza contorni. Ecco, oggi è domenica, la Juventus ospita il Monza, c’è la partita allo stadio, una bella competizione sportiva e mi auguro allora vivamente che si sbagliava John Grisham quando scrisse: “Adesso un processo è una competizione, con un vincitore e uno sconfitto. Ognuna delle parti si aspetta che l’altra pieghi le regole o imbrogli, per cui nessuna delle due gioca lealmente. E la verità si perde nella confusione.” Credo fermamente nella giustizia, che della verità si nutre, e soprattutto nel rispetto doveroso che a Lei si deve, stando molto attenti. Giovanni Falcone insegnava che “bisognava stare attenti a non confondere la politica con la giustizia penale, perché temeva che in questo modo, l'Italia, pretesa culla del diritto, rischiava di diventarne la tomba”. Cosa avrebbe pensato oggi della giustizia sportiva? Ai Lettori l’ardua sentenza.

Caduto nella trappola di spendere qualche rigo sulla situazione societaria, argomento principe dei titoloni dei giornali di questa settimana, desidero ora tornare in campo con la Juventus, la squadra, quella in calzoncini corti che nulla ha a che fare con cassetti e scrivanie, ma soltanto con armadietti, panchine, scarpe bullonate e sogni di gloria, libera da labirinti mediatici.       

La Juventus oggi più che mai aveva bisogno di un uomo che la guidasse LIBERA di giocare e trionfare sul campo, continuando quella serie di otto vittorie consecutive interrotta solo dal Napoli, senza minimamente fermarsi un attimo a riflettere su quanto le carte processuali incartino l’erba dell’Allianz Stadium e dimenticando i quindici punti falciati, evitando così di essere trascinati ancor più in basso nelle sabbie mobili di una classifica virtuale. Il discorso post-sentenza di Allegri ai giornalisti, ma indirettamente alla sua squadra, innalza ancora una volta la bellezza del calcio, distaccandolo da tutto il grigiore che ahimè lo circonda, rendendo libera la mente dei suoi uomini da pesanti gabbie costruite non per bloccare un centrocampista, come nelle migliori tattiche, ma per distruggere un sogno.  

E qui la sua totale “ingenuità”, tenendo per fermo che ingenuo non è etimologicamente chi è sciocco, chi è senza sale in zucca, come il pane toscano, che ha bisogno d'olio sopra per avere un po' di sapore. Non è nemmeno colui che si fida del primo che passa. Né chi è sprovvisto d'ingegno, bensì è colui che è nato libero e vive di libertà, senza appendici, senza catene, senza compromessi, andando avanti dritto per la sua strada e per gli obbiettivi prefissati. Un discorso forte, per chi non l’avesse capito, che va a stuzzicare anche chi crede di esser libero, ma a quanto pare non lo è. La parola deriva dal sostantivo latino genus e indicava proprio chi non era schiavo. Ingenuità intesa come libertà. Il calcio in campo, deve essere libero da tutto ciò che lo intrappola. Giocare col Monza non deve essere oggi una parentesi di carte processuali, di motivazioni, di ricorsi, di reati e di ansie per nuove udienze future, deve essere soltanto una partita di calcio che vale tre punti, e per quei tre punti, liberi e belli, la Juventus darà battaglia, senza guardare la surreale classifica. Geniali siamo, ci rassicura l'etimo, quando decidiamo di essere ingenui, dunque liberi, senza messinscena né artifici. La Juventus e il suo mister devono essere geniali!

"Il mare brucia le maschere, / le incendia il fuoco del sale. /Uomini pieni di maschere / avvampano sul litorale. /Tu sola potrai resistere/nel rogo del Carnevale./Tu sola che senza maschere/nascondi l’arte d’esistere". Ci illuminava così, con questi versi, Giorgio Caproni. Meglio vivere da ingenui che travestiti da Arlecchino, il saltimbanco abbigliato con pezze colorate, cucite qua e là, che ingenuo non è affatto e che dunque si adopera in grottesche situazioni per sedurre Colombina. Il volto, però, sempre ben coperto da una maschera nera per non essere riconosciuto, per fingere di essere libero, non schiavo del padrone quale è. Senza trucco e parrucco, senza compromessi e imbarbarimenti, libera, è l'arte d'esistere, ci raccontano l'etimo e il grande poeta livornese, ed oggi anche il suo conterraneo mister Allegri, sempre più uomo solo al comando di una squadra che nella vittoria trova la sua ragion d’essere e nella libertà la massima espressione.