Dante, il sommo tifoso bianconero in Fiesole.

Dante, il sommo tifoso bianconero in Fiesole.TUTTOmercatoWEB.com
domenica 5 novembre 2023, 20:58Editoriale
di Roberto De Frede
Chi mal opra, male al fine aspetta (Ludovico Ariosto)

Il motivo per il quale i viola e i bianconeri non possono dirsi proprio gemellati sorge non tanto per un problema di abbinamento di colori, ma da una atavica batosta sportiva, la prima della loro storia, - oserei dire preistorica - del 7 ottobre del 1928, giocata al “Campo Juventus” di corso Marsiglia a Torino, valida per la Divisione Nazionale, antesignana della serie A e terminata con il risultato di 11 reti a 0 a favore della Vecchia Signora, allora florida trentenne. Il livore, accentuatosi al massimo livello, risale ad una quarantina d’anni fa, a quell’ennesimo scudetto rubato dai bianconeri, quello del gol annullato al viola Ciccio Graziani a Cagliari e del gol di Brady, gran signore del calcio, su rigore in terra calabra contro il Catanzaro: era l’ultima di campionato, il 16 maggio del 1982 e da lì il tormentone viola “meglio secondi che ladri”.

Ben riflettendo sono convinto che tutti gli antijuventini desidererebbero per assurdo che la bacheca della Juventus fosse infinitamente scudettata, solo per il gusto abitudinario e meschino di dare quotidianamente della ruberia senza fine ai bianconeri!

A proposito di reati, veri o falsi, sentenze e revisioni di processi… vi fu accoglienza infernale per Dušan Vlahović alla prima da avversario, nella semifinale di Coppa Italia dell’anno scorso, allo stadio Artemio Franchi: la curva Fiesole allestì per il serbo una coreografia speciale e spettacolare finalizzata a sottolineare il "tradimento" del bomber, chiedendo l’aiuto “nientepopodimenoché – avrebbe esclamato Mario Riva - a Dante Alighieri, trasformato dagli ultras in vessillo vittorioso.

Ho seri dubbi che il padre della lingua italiana si abbonerebbe alla Fiesole per tifare Fiorentina e cantare a squarciagola La Canzone viola del maestro Marco Vinicio. Si tifa per amore, ed è l’espressione più bella dello sport, oppure alle volte per rabbia. Ebbene il sommo poeta, con animo ferito, non potrebbe che essere bianconero, colore nemico di Firenze… città che lo esiliò!

«Tu proverai sì come sa di sale / lo pane altrui, e come è duro calle / lo scendere e 'l salir per l'altrui scale»: con queste amare parole nella Divina Commedia il trisavolo di Dante, Cacciaguida, prevede l'esilio del suo discendente.

Le sentenze politiche c’erano anche all’epoca di Dante, come quelle pronunciate il 27 gennaio e il 10 marzo del 1302 dal notaio della curia del podestà, Cante dei Gabrielli da Gubbio, contro i guelfi bianchi fiorentini, tra i quali Dante Alighieri. Il poeta e i suoi compagni, con la prima sentenza, furono condannati in contumacia per il reato di baratteria al confino per due anni, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e ad una multa di 5000 fiorini da pagare entro tre giorni, pena l’esproprio dei propri beni. La seconda sentenza del 10 marzo, permanendo la contumacia degli accusati, che non avevano dato alcun riscontro alle precedenti ingiunzioni del podestà, riconfermò il reato e condannò Dante e gli altri bianchi, qualora fossero rientrati a Firenze, al rogo: «se qualcuno dei predetti giungerà in un qualsiasi momento tra le mura del comune di Firenze, sia condannato al rogo così che muoia». Il poeta non fece mai più ritorno nella sua città natia. Che dite, un po’ arrabbiato verso i viola lo sarà ancora, nonostante le revisioni dei processi? E quale dispetto maggiore in Fiesole di tifare Juventus? Dante, il tifoso bianconero che non t’aspetti.

In quello striscione la Fiesole riprendeva i versi del “bianconero” Dante, contro il “traditor Dušan Vlahović: «Omai», diss’io, «non vo’ che più favelle, / malvagio traditor; ch’a la tua onta / io porterò di te vere novelle».

E che esagerazione! Quei versi si riferiscono a Bocca degli Abati, nobile fiorentino di parte guelfa che Dante considera il traditore della patria dopo le sue malefatte nella battaglia di Montaperti, condannandolo alle pene dell'Antenora, sepolto fino al collo con il viso eretto, esponendolo così al vento gelido e impedendo di lacrimare. Non mi pare ci fosse anche Dušan coinvolto in quella battaglia del 1260, e neppure Baggio, Bernardeschi e Chiesa.

L’immagine fondamentale che ci sta alla base del tradimento ci riporta alla mente un’antica epoca in cui il tradire era qualcosa di molto fisico: una consegna al nemico, vuoi del proprio generale rapito nel sonno, di un ponte di importanza capitale che si era chiamati a difendere strenuamente, di una città aprendone nottetempo le porte o il tradimento dei tradimenti, Giuda che consegna Cristo, o ancora il venir meno ad un obbligo, a un contratto, ad un patto. Inteso in tal senso – e il termine non mi porta ad intendere in altra maniera - nessun calciatore che cambia squadra tradisce! Nessun calciatore, che onora e rispetta la maglia che indossa, deve essere appellato poscia traditore soltanto per aver scelto liberamente di cambiare squadra, dopo aver fatto il proprio dovere nella precedente fino in fondo.

Stasera toccherà a Chiesa… prima da ex al Franchi, e allora in Fiesole, dopo questi ricordi storico-letterari non conviene più portare il sommo poeta, potrebbe tirare una gufata infernale… provassero con Collodi e l’adorabile Pinocchio, giammai esiliati e sempre amati.

Chi la fa l’aspetti… Voi fiorentini privaste il sommo poeta della sua Firenze e Baggio, Bernardeschi, Chiesa e Vlahović hanno privato Voi e la Fiorentina delle loro splendide magie e di gol leggendari! È la legge del contrappasso, Dante docet!

Roberto De Frede