I bambini ci insegnano che ci si può ancora emozionare per la maglia! Prendiamo esempio da loro

La seconda vittoria consecutiva in trasferta concede alla Juve una sosta serena. Alla squadra, non a tutti i tifosi, alcuni dei quali riescono a trovare negatività anche in un successo netto come quello di Empoli. Certo, sul campo dell’ultima in classifica, sul campo di una formazione bloccata a zero punti e zero reti, ma in campionato tutte le vittorie valgono e portano tre punti. Ovviamente bisogna migliorare, nella gestione del pallone, nella finalizzazione, nelle scelte soprattutto nel reparto mediano, ma viva Dio proviamo a prenderci per una volta tre punti e passare una sosta in relax. La Juve è la squadra più forte? No. E’quella più completa? No. E’ la favorita per lo scudetto? No. L’impressione però, almeno in queste prime tre gare è che lo spirito sia cambiato, ci sia maggiore consapevolezza nei propri mezzi ( e dei propri limiti) ma soprattutto più serenità. I test importanti arriveranno, anzi uno è già alla porta, perché contro la Lazio capiremo meglio di che pasta è realmente fatta questa squadra.
L’asticella va alzata da parte di tutti. Sarebbe servito un rinforzo in mediana, la situazione è cosi palese che continuiamo a meravigliarci che nel mercato non sia arrivato un rinforzo, soprattutto alla luce delle condizioni ancora precarie di Pogba. Giocatore che solo al 40% alza il livello di tutto il reparto. Cosa vuol dire? Semplice, che seppur tutti discreti giocatori, gli altri , tolto evidentemente Rabiot che ancora però è lontano parente di quello ammirato la passata stagione, sono elementi che non riescono a far compiere il salto di qualità che attendiamo da almeno tre anni. Questo non vuol dire deresponsabilizzare l’allenatore ( il paragone fatto al termine della sfida di Empoli ricorda tanto il famoso ristorante da 100 euro di contiana memoria ) ma dovrebbe farci ragionare sul materiale a disposizione. Inter, Lazio, Milan, Napoli sono superiori in quella zona del campo, ecco perché Allegri avrà il compito, e su questo ha ragione, di trovare strategie diverse per sopperire all’evidenza.
Il mercato, anche al minimo, avrebbe potuto aiutare. Anche il solo Berardi ( per il quale non mi strappo i capelli) avrebbe potuto offrite soluzioni diverse, perché continuo a pensare che il 352 non sia il modulo adatto, ad esempio, per valorizzare la coppia offensiva Vlahovic Chiesa. Il lavoro da fare è tanto, le incognite numerose, ma l’obbiettivo minimo non può essere che quello di lottare fino alla fine per restare incollati alla vetta della classifica.
Ma c’è una cosa che, almeno per me, vecchio romantico di un calcio che non esiste più, va oltre la vittoria, va oltre i tre punti, va oltre. L’immagine divenuta virale del bambino che bacia la maglia. Gesto volontario? Involontario? Non mi interessa, prendo il buono che c’è. L’emozione di andare oltre, e pensare, nell’ingenuità meravigliosa di un bambino, che l’unica cosa che conta è la maglia, l’unica che regala emozioni, che fa piangere di gioia e di rabbia, che abbracci stretta di fronte ad una vittoria o ad una sconfitta. E non ci sono Allegri, Elkan, Vlahovic o Giuntoli che tengano, no, c’è quella maglia della quale ci siamo innamorati e che andrebbe difesa e onorata sempre a testa alta. Il calcio può regalare ancora emozioni, proviamo a prenderne esempio anche tutti noi.

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