JUVENTUS! Ambire è necessario, ora più che mai
Chissà perché abbiamo preso a considerare ambizione una brutta parola; colpevole è chi desidera di più, spregevole scalatore sociale. Mi domando dove siano gli ascensori meccanici per la coscienza abbattuta al suolo o per l’autostima sgualcita! Nella vita non li ho mai trovati, li ho dovuti sempre costruire. Pertanto lungi da me dal parlarne in senso negativo come fa magnificamente la scrittrice Irène Némirovsky nel suo romanzo La preda, ove l’ambizione è una sfrenata sete di potere che corrode l’umanità del protagonista, consuma la sua gioventù e lo lascia solo. Sia mai che ci venga in mente di migliorare e di migliorarci… manie di grandezza, ci viene subito detto. Abbassa le ali, come se Mercurio avesse potuto un bel giorno levarsi i calzari alati e sdraiarsi in panciolle su un'amaca anziché essere il messaggero degli dèi. Al diavoli i detrattori e i falsi timorosi delle alte quote! Ben venga, la grandezza. Che gli invidiosi facciano da sé. O che mandino a memoria i versi di una delle poesie più belle e ambiziose di sempre, Itaca di Konstantinos Kavafis: I Lestrigoni e i Ciclopi / o la furia di Nettuno non temere, / non sarà questo il genere di incontri se il pensiero resta alto / e un sentimento fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
Siamo al mondo per guardare il cielo, non le punte dei nostri piedi e ripetere a noi stessi che comunque va tutto bene così. No, non va affatto bene così se ci accontentiamo del suolo. Il progetto della Juventus è ambizioso come giusto che lo sia, e anche i non addetti ai lavori ne hanno avuto sentore. Ambizioso nello sport vuol dire puntare alla vittoria, o quantomeno mettercela tutta e ancor di più per centrare l’obiettivo. In questo inizio di stagione o di nuovo ciclo, come i filocalciosofi cattedraticamente precisano, vedo i bianconeri alla maniera di musicisti, riuniti insieme col presentimento di essere sul punto di suonare un brano meraviglioso, la cui partitura non è ancora stata del tutto scoperta… ma la sinfonia è lì dietro l’angolo a far l’occhiolino all’ambizione.
Ambire, dal verbo latino ire, andare, con l'aggiunta del prefisso amb, non significa scalare il K2 per delirio di cupidigia. Non c'è montagna su cui arrampicarsi, ci dice con certezza l'etimo. Nessun essere umano da prevaricare, nessun secondo fine da inseguire chissà dove, al prezzo di chissà cosa. C'è solo da “girare intorno”, questo significa etimologicamente ambizione, per guardare bene cosa vogliamo e soprattutto per riconoscere cosa non vogliamo. Capire chi sono coloro con cui vogliamo condividere la vita, o solo una sua parte, un percorso di strada verso il meglio e coloro con cui non vogliamo avere nulla a che fare, zavorre che ci tirano a forza verso il basso, verso la mucillagine del dire e del pensare. Pare che alla Juventus quest’anno si siano girati bene intorno, per volare più in alto e vedere così il più lontano possibile. Ricordate il gabbiano Jonathan Livingston?
Che i bianconeri alzino lo sguardo fiero andando verso l’oltre più glorioso. Dedico quest'etimo a una donna bellissima e ambiziosa, la Juventus, che in ogni gesto della sua storia leggendaria ha fatto di questa parola atto di lealtà e di professionalità, verso gli altri e soprattutto verso di sé.
Roberto De Frede
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