Juventus: il discorso di Elkann diventi programmatico

Juventus: il discorso di Elkann diventi programmaticoTUTTOmercatoWEB.com
Oggi alle 00:01Editoriale
di Mirko Nicolino
Rifiutando la proposta di Tether, il numero uno di Exor ha parlato di storia e valori non in vendita, ora però, bisogna incastrare tutti gli altri tasselli

Nei giorni scorsi l’offerta di Tether per l’acquisto della Juventus ha inevitabilmente dato uno scossone all’ambiente Juve. Parlo ovviamente della piazza, che si è ancora una volta divisa tra il vecchio padrone, fautore della cavalcata dei 9 anni leggendari, ma anche della difficile rinascita degli ultimi anni, e del nuovo che avanza, ovvero la società che opera nell’ambito delle criptovalute e che fa soffiare un vento forte verso il cambiamento. Nessun effetto, ovviamente, sulla proprietà della Juventus, che non ha alcuna intenzione di cedere. Non è una questione di soldi, Tether potrebbe offrire anche il triplo, è una questione affettiva, la Vecchia Signora sarà tramandata di generazione in generazione tra gli eredi della famiglia Elkann-Agnelli (sì, perché Andrea non è mai stato totalmente fuori dai giochi).

È chiaro che l’entusiasmo di Tether, alimentato spesso tramite i social network, trovi grande seguito in un momento storico di difficoltà per i colori bianconeri, ma il discorso con cui John Elkann ha respinto al mittente l’offerta non fa una grinza. Il sostegno della proprietà alla società non è mai mancato, soprattutto dal punto di vista economico. Quando si è trattato di ripianare, Exor lo ha fatto a piene mani, con aumenti di capitale che sono divenuti una costante soprattutto negli ultimi anni. Purtroppo, agli investimenti non sono seguiti i risultati sportivi ed è questo che fa alzare i toni tra i tifosi nei confronti del proprietario.

Non una novità, se si va a guardare la storia della Juventus, che ha già vissuto anti-cicli lunghi come questo. Basti pensare, per esempio, ai 9 anni di digiuno di scudetti tra l’ultimo di Trapattoni e il primo di Lippi. Eppure alla guida della società c’era sempre quell’avvocato Agnelli regista di tantissimi successi a livello nazionale e internazionale. Nonostante gli investimenti importanti e la scelta di manager in voga, per 9 anni nemmeno l’Avvocato Gianni, coadiuvato dal Dottor Umberto, è riuscito a far rialzare la Signora fino all’avvento della Triade.

Perché i cicli nascono quando il proprietario riesce ad incastrare tutte le tessere del puzzle, dalla direzione alla gestione sportiva, fino all’ultimo dei magazzinieri. È questo che manca oggi alla Juventus e non è che la proprietà non ci stia provando. Lo ha fatto prima dando pieni poteri a Max Allegri, allenatore/manager che aveva dato ampie prove delle sue capacità gestionali nel primo ciclo di 5 anni. Poi lo ha fatto affidandosi a Cristiano Giuntoli, il ds/dg più gettonato e reduce da veri e propri miracoli come la cavalcata del Carpi e lo scudetto del Napoli. E oggi ci sta provando con Damien Comolli, il manager eclettico, che aggiunge alla ricerca dell’attitudine lo studio dei numeri.

Al puzzle manca ancora il tassello del ds, ma di certo non si può pretendere che questa nuova gestione sia azzerata dopo soli 6 mesi, come farebbe un Moratti qualunque. Le rivoluzioni servono, ma non una a stagione, considerato che solo un anno e mezzo ci sono state 19 cessioni e 16 acquisti. A forza di rivoluzionare, a volte succede che rimani in mano con un pugno di mosche. Ora è il tempo in cui le parole di Elkann, che possono piacere o meno, diventino programmatiche, soprattutto per quel che riguarda i “valori”. La Juve deve ricostruire un’area sportiva forte (quella amministrativa va più che bene considerato lo scempio del calcio italiano) e lo deve fare consolidando tassello dopo tassello, tenendo le parti sane e sostituendo gradualmente quelle malsane. Perché negli ultimi anni se ne sono davvero sentite troppe sull’aria che tira alla Continassa, per ultima la storia dei nuovi acquisti “emarginati” dal gruppo. Storie, che fondate o meno, vanno cancellate con il lavoro quotidiano e i risultati.