L’assegnazione della maglia n.10

L’assegnazione della maglia n.10TUTTOmercatoWEB.com
domenica 19 giugno 2022, 14:40Editoriale
di Roberto De Frede
Non chiederti cosa i tuoi compagni di squadra possono fare per te. Chiediti cosa tu puoi fare per i tuoi compagni di squadra. (Magic Johnson)

Ma perché tanta importanza a questa maglietta? La risposta è semplice. Per “colpa” di un tale sconosciuto. Stanno per avere inizio i Campionati del Mondo del 1958 in Svezia e il Brasile ha inviato la lista dei calciatori convocati alla FIFA, ma a causa di un errore non ha fornito i numeri che ciascuno di loro avrebbe indossato nel torneo. Per questo motivo, il signor Lorenzo Villizio, un uruguaiano che faceva parte del Comitato Organizzatore della Federazione Internazionale, assegna casualmente un numero agli atleti della Seleção, consegnando il numero 10 nientedimeno che ad un ragazzino di diciassette anni, un certo Pelè. Da lì, nacque la leggenda di quel numero e l’onore e l’onere di chi lo avrebbe indossato nei decenni a venire.

Il numero 10 è l’unione di tutti i principi espressi nei numeri dall’1 al 9 e sta ad indicare sia la perfezione che il dissolvimento di tutte le cose; secondo Pitagora era il numero perfetto in quanto costituiva il cosiddetto Tetraktys, che a sua volta era somma della successione dei primi quattro numeri e rappresentava i quattro principi cosmogonici. Ed è proprio così. Nel calcio, quando lo si vede cucito sulla schiena, tutti immaginano che lì l’umano incontra il divino e il pallone si trasforma in qualcosa di straordinario. Indubbiamente ogni ruolo ha la sua importanza. Ma solo uno, in mezzo al campo, offre al pubblico genialità e spettacolo ed è quello che bisognerà assegnare per il post Dybala. Scelta importante vista la tradizione juventina.

Leggerezza e responsabilità. Dal 10 “non ti aspetti niente” per aspettarti tutto, dal 10 “non pretendi niente” per pretendere tutto. La sua leggerezza sta tutta qua: per essere nelle condizioni di fare ciò che è in grado di fare il 10 deve essere lasciato libero, non deve sottostare a schemi, regole, movimenti premeditati e studiati in allenamento. Proprio da questa “mancanza” deriva l’immensa responsabilità di cui è investito quel doppio numero pari, paragonabile forse soltanto alla responsabilità realizzativa di cui sono ricoperti i numeri 9, i destinatari di ciò che spesso riesce a inventare il fantasista alle loro spalle. Da questa libertà, unica nel mondo del calcio e unica rispetto ad ognuno degli altri dieci componenti della squadra, deriva l’immensa aspettativa che si ha nei suoi confronti: il 10 deve illuminare, con una giocata folgorante e impensabile deve mettere gli attaccanti davanti alla porta, deve stravolgere e decidere la partita assecondando il proprio genio. I paragoni con illustri predecessori o grandi interpreti contemporanei sono inevitabili. Insomma, leggerezza che in realtà implica una grossa dose di responsabilità, che aumenta parallelamente al successo ed alla fama.

Si commentava un tempo… per ricordarne uno dai calzettoni arrotolati e dalla gran testa… Non avrà un gran fisico, il ragazzo è anzi traccagnotto, ma il baricentro basso lo aiuta, perché con la palla al piede fa del calcio una forma d’arte. Il sinistro è devastante, le sue giocate possono esibire grande raffinatezza. Spada e fioretto si alternano a seconda della necessità. Irriverente e rissoso, geniale. Un lampo improvviso risolve una partita. Questo è uno dei prototipi del numero 10 della Juventus, questo era Omar Sivori, un “dieci” che ha fatto la storia bianconera a cavallo degli anni Sessanta.

Il numero 10 può avere anche il sapore dell’immensità luminosa di le roi Michel Platini, della malinconia geniale di Roberto Baggio, della fierezza vincente ed esplosiva di Alessandro Del Piero. Chi indossa questo numero deve sapere tutto di lui, deve essere edotto sul significato sacro – senza esser blasfemo s’intende! – che porta orgogliosamente a spasso per tutti i campi del mondo e sulla responsabilità che ha verso compagni di squadra e tifosi. 

Non si diventa un numero 10, numero 10 lo si nasce. Non si può imparare ad essere un numero 10, non ci si può allenare per diventarlo, non si può chiedere di esserlo, devi nascerci, e puoi vestire questo numero, quasi come fosse un sigillo, un’investitura, una testimonianza di superiorità, solo a partire da questo presupposto. Non è un atteggiamento, è un modo di essere.

Caro Paul… se per caso dovessi essere tu l’eletto, onora quella maglia impreziosita da quel numero come sai far tu, e falla volare sulle vette più alte del mondo, con sinuosi movimenti di dribbling e tiri a volo fai in modo che la "elle" scompaia dalla parola maglia, e tutto si trasformerà in magia, e lei ti accompagnerà dove tu non immagini neppure!