La Juve molle e confusa non sa più vincere ma resta seconda
Due punti nelle ultime quattro partite sono un bottino povero per quelle che erano le ambizioni – o illusioni - conservate fino ad un mese fa. Dopo gli avvincenti testa a testa con l'Inter, la Juve si è improvvisamente fatta risucchiare dalla classifica, rischiando ieri sera di essere addirittura scavalcata dal Milan al secondo posto. Ci ha pensato mister Palladino, e il suo Monza, a far tirare un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo: Monza batte Milan e la Juve resta seconda pur con tutti i difetti messi in luce nell'ultimo periodo. Da qui alla fine servirà un deciso cambio di passo, perché l'atteggiamento molle, prevedibile e confuso ha minato le certezze dei primi ventun turni di campionato.
Errore - Usciamo subito allo scoperto: l'errore più grande è stato pensare che questa Juventus potesse competere per lo scudetto. Ecco cosa sta condizionando, e continuerà a rendere di difficile lettura, la stagione. Lo sappiamo benissimo che alla Juve non basta partecipare, ma è pur vero che bisogna saper convivere con certe stagioni per poter essere in grado di riaprire nuovi cicli. In casa bianconera oramai non ci si gusta nemmeno più a dovere i successi: lo scudetto di Sarri e le due coppe di Pirlo non hanno aiutato a cancellare le condanne dei rispettivi allenatori. Molto prima, e con ben altri protagonisti, la storia è stata poco diversa e comunque spesso chiacchierata.
Crisi - Arriviamo ad oggi e proviamo a ragionare sui motivi delle due sconfitte e dei pareggi con Empoli e Verona. La crisi era dietro l'angolo, tenuta neppure troppo nascosta dai risultati che per lungo tempo sono arrivati, senza però mai convincere. I grandi assenti di questo campionato sono il Napoli, campione d'Italia già uscente a settembre, e le romane, con le solite peripezie della Lazio dopo il secondo posto di un anno fa. E la Juve? La Juve è lì, dove non solo Allegri ha indicato di poter stare: nel limbo dei sognatori senza diritto. Un colpo al cuore per i romantici, non per i realisti capaci di decifrare le difficoltà del club, dopo la sterzata tecnica di tre anni fa e lo sbandamento societario dell'anno scorso. Allegri è stato capace di tenere - da solo e “solo” - la rotta dritta, ottenendo dalla squadra tutto quello che era in grado di restituirgli. La Juve non è la squadra più forte. Non lo è abbastanza per le caratteristiche dei giocatori, ma è fuori dubbio che non lo è anche per quelle dell'allenatore.
Passato e futuro – Un conto è gestire un gruppo di calciatori esperti, un altro è trovarsi buoni giocatori da far maturare attraverso i movimenti e il gioco. Insomma, se parti coi migliori puoi vincere, ripeterti, e arrivare anche vicinissimo al traguardo europeo. Se resetti tutto e non hai veri campioni in tutte le zone del campo, allora puoi solo sperare di arrivare – non di ripiegare – nelle zone nobili della classifica. Solo due le soluzioni per fare meglio: cambiare filosofia di gioco o aggiungere qualità. Soluzioni entrambe costose, ma inevitabili a fine di questa stagione.
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