La macchina infernale e l’arma di Giuntoli.

Oggi avrei voluto discorrere soltanto della fine del calciomercato bianconero, concludendo con una chiosa positiva: finalmente è finito. La scatola del meccano ha i suoi pezzi, ora cara Juventus tocca a te costruire il giocattolo. I Lettori mi perdoneranno se prima spendo qualche parola sull’elettrodomestico posizionato nella stanza delle giacchette nere incuffiate.
Se la Plymouth Fury del 1958, soprannominata "Christine", fu la macchina infernale dell’omonimo romanzo di Stephen King, il Var è il candidato ottimale dei giorni nostri calcistici a diventare colposamente e dolosamente un caos mostruoso di regole e parole. Perché, dopo un ennesimo aborto arbitrale, puntare la lampada dell’ispettore soltanto sulla faccia della Juventus e non su quella del labirintico regolamento variano, visto che nefandezze arbitrali capitano in tutte le partite, anche quando la casacca non è palata di bianconero? Il simpatico manzoniano Azzeccagarbugli diceva che «all’avvocato bisogna raccontar le cose chiare: a noi tocca poi imbrogliarle». Qui invece sembra che ab origine le faccende siano già molto oscure, plasmate con una estrema vaghezza e una pedante precisione: figuriamoci come vanno a finire.
Certo, nella lingua della legge, cioè in quella delle norme generali e astratte, una certa vaghezza è in alcuni casi necessaria. Una vaghezza, s'intende, attenta a evitare ambiguità, ma utile a tenere insieme l'infinita serie di casi particolari a cui quelle norme si applicheranno. Ahimè non è il caso della nostra macchina infernale giuridico-sportiva. In questa troviamo, non solo una approssimazione dal sapore dispersivo, ma anche una intricata precisione “millimetrica” a tutti i costi che finisce col creare effetti controproducenti se non addirittura ridicoli.
Il pericolo era già segnalato da un certo Francis Bacon, filosofo e giurista inglese, quattro secoli fa: «non è bene che le leggi siano, come di solito sono, troppo piene di parole e prolisse, estremamente eteree e fortemente puntuali. Perché allora non raggiungono ciò che desiderano, ma il contrario. Quando vogliono inseguire tutti i casi particolari ed esprimerli con parole apposite, sperando con ciò di acquistare una maggiore certezza, producono infinite questioni verbali che confondono e rendono più difficile l'interpretazione».
È evidente che i legislatori variani non avevano bene in mente, mentre redigevano la loro opera monumentale, il pensiero empirista di Bacone, avvalorando l'idea amara di Voltaire «che tutta la legge sia chiara, uniforme e precisa» rappresenta una pura utopia. Resiste un fatto inconfutabile: il var resta una camera oscura e il suo buio dovuto all'ermetismo di formule mal regolamentate e peggio interpretate contraddice il sacrosanto diritto che ognuno ha di orientarsi fra le norme e le convenzioni. Il calcio ha necessità di ritornare ad essere sereno, e la certezza del diritto è la chiave. Che sia diritto sportivo, che sia un regolamento ad hoc o un semplice decalogo, fa lo stesso.
La legge è uguale per tutti. Per evitare che alcuni – come nella Fattoria degli animali di Orwell - siano più uguali degli altri, occorre rielaborare e rivedere le regole, tenendo presente come postulato la chiarezza e trasparenza. Chi fa le regole non deve creare una macchina infernale, bensì una carrozza sulla quale far viaggiare il cittadino-sportivo-calciatore sicuro di arrivare a destinazione sano e salvo. Continuando invece il viaggio sulla “Christine” il Var aiuterà soltanto a distruggere il calcio romantico, quello che emozionava vecchi e giovani. E purtroppo il calcio non ha bisogno di questi aiuti… già ne ha moltissimi di “aiutini” in questa era arabeggiante.
Eccoci giunti alla seconda parte del mio titolo: è nominato “armato” il nuovo direttore della Juventus, Cristiano Giuntoli. Lui, armi contro la macchina infernale non ne ha, però ne ha usata una molto efficace in questo calciomercato conclusosi venerdi sera: la scopa. Sì, l’arma di Giuntoli è stata proprio una scopa, ma non la ramazza volante della befana, bensì quella cara a don Abbondio, con tanti ringraziamenti alla figura retorica della metafora.Giuntoli è arrivato alla Juventus per fortuna non come un gran flagello, ma come colui che deve veementemente ripulire la squadra da scorie negative. Una scopa provvidenziale. La speranza per tutti i bianconeri, è che il “moto nuovo” con i suoi colpi di scopa, produca un miglioramento delle sorti progressive della squadra che per questo diventeranno magnifiche. La ultrasecolare storia della Juventus ci ha dimostrato che ogni qual volta vi è stato un lavoro di rinnovamento, di restauro, di cesello è rinata una nuova vincente Juventus, pur rimanendo uguale nella sua anima immortale, meraviglioso destino questo dei classici e delle opere d’arte.
Empoli non dovrà essere solo una occasione per ammirare il romanico fiorentino della Collegiata di Sant'Andrea, bensì l’inizio per cominciare a far sul serio, senza fermarsi più e a riveder le stelle, non più a “sentirle”!
Roberto De Frede
Iscritta al tribunale di Torino al n.70 del 29/11/2018
Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione al n. 18246
Direttore responsabile Antonio Paolino
Aut. Lega Calcio Serie A 21/22 num. 178