La scintilla c’è stata. L’incendio ci sarà?

La scintilla c’è stata. L’incendio ci sarà?TUTTOmercatoWEB.com
domenica 7 aprile 2024, 20:47Editoriale
di Roberto De Frede
A volte da una sola scintilla scoppia un incendio. (Lucrezio, De rerum natura)

La scintilla è simbolo di energia, di forza, giovinezza; è puro istinto che ti spinge a viaggiare lontano, a creare, a vincere. Come una favilla, ma un poco più accesa, soprattutto più viva. Letteralmente, la scintilla è una piccola parte incandescente che si leva da qualcosa che brucia; fuoco capace di generare altro fuoco. Ciò che brilla, un biancheggiare che irradia un ferro incandescente, non rosso di fuoco, ma bianco di luce in supremo grado, senza colore e allo stesso tempo di tutti i colori insieme. Puro.

«Poca favilla gran fiamma seconda». Una piccola scintilla può provocare un grande incendio. Dante lo ricordava all'inizio del Paradiso, augurandosi che quel suo sforzo lirico accendesse in altri poeti la fiamma dell'ispirazione. Chissà se la vittoria della Juventus nella semifinale di andata di Coppa Italia contro la Lazio incendierà trionfalmente le prossime partite dei bianconeri.

In effetti uno stato di sonnolenza, di torpore, d’inerzia spirituale e fisica nonché di oblio aveva colpito i nostri eroi, degni dello stesso rimprovero che Ubaldo rivolge a Rinaldo nella Gerusalemme Liberata: «Qual sonno o qual letargo ha sì sopita la tua virtute?». Conosco perfettamente la risposta per quanto riguarda il “momento no” dell’eroe tassiano. La paternale che Ubaldo rivolge a Rinaldo riprende quella di Mercurio ad Enea nell'Eneide e fa leva soprattutto sul fatto che il crociato si è sottratto ai suoi doveri militari, abbandonandosi colpevolmente alla passione, proprio come l'eroe troiano si era trattenuto a Cartagine, diventando l'amante di Didone e rinunciando a partire per il Lazio. La differenza è che Rinaldo non avrà alcuna esitazione a seguire Carlo e Ubaldo nel lasciare l'isola, mentre il discorso che Armida gli rivolgerà nel tentativo di trattenerlo riprenderà molto da vicino quello di Didone ad Enea, anche se la risposta di Rinaldo sarà alquanto più signorile. Le cause del letargo bianconero – si spera terminato ormai a primavera iniziata - ahimè restano per me ignote.

Scintilla, anche più d’una, c’è stata eccome nella partita che valeva mezza finale della coppa nazionale. Quei due lì davanti, quell’uno-due pugilistico di Chiesa e Vlahovic; il talento mai troppo sfruttato del turco Yildiz che ha seminato il panico tra i difensori biancocelesti, quando a campo aperto con uno strappo improvviso ha cominciato a puntare tutti cercando poi l'imbucata per il serbo; Mckennie, il factotum e miglior assistman della Juventus; Cambiaso, coraggioso, imprevedibile e geniale, doti da leader che alla Juve servono come il pane. Guai a venderlo! La ricostruzione passa da gente come il giovane genovese, che inventa una giocata da universale della vecchia Olanda, con cui confeziona il pacchetto regalo del gol di Chiesa: governa con audacia un pallone che sarebbe potuto essere spazzato e trova la sciabolata che fende a metà la retroguardia della Lazio. Scintille, stelle non cadenti, ma che posseggono tutta la forza per accendere altri fuochi.

La scintilla c’è stata, come un inizio del risveglio, di un ritorno alla vita e ai sentimenti che bruciano e splendono, e anche noi tifosi all'improvviso ci ritroviamo, candidamente, a risplendere e a guardare già la partita contro la Fiorentina con altri occhi. Questo due a zero è stato un accendersi, come quando si cerca, nella notte, ancora tra i tentacoli di un incubo, il rassicurante clic dell'abat-jour accanto al letto.

Parola piccina è scintilla nei suoi sinonimi trecenteschi declinati al diminutivo, favilletta, favillina, favilluzza, ma che sa muoverci verso cose grandi. Ci spinge a fare faville, ci allontana dal buio e dalla confusione. La vittoria, quella scintilla notturna all’Allianz, è una luce che si propaga e allora tutto ciò cui non si aveva forse più il coraggio di andare incontro ci viene a prendere. Una scintilla venuta da lontano, da un passato glorioso per incendiare un presente che presto si farà futuro. Tutto da una timida scintilla scappata via dalla brace della leggenda bianconera, ma si sa che una scintilla è uno scrigno magico che contiene un istante di eternità. Grazie quindi a quel fuoco della storia trionfale della Juventus sempre acceso, comunque vada, qualunque cosa accada. Grazie perché ha fatto anche di noi scintille, noi che fino a poco prima rischiavamo di diventare spenti tozzi di legno; e l’incendio delle vittorie future bianconere è lì per essere appiccato.

Roberto De Frede