Pensieri e parole: garantismo, corto muso e scudetto.

Pensieri e parole: garantismo, corto muso e scudetto.TUTTOmercatoWEB.com
domenica 17 dicembre 2023, 21:16Editoriale
di Roberto De Frede
Se camminassimo solo nelle giornate di sole non raggiungeremmo mai la nostra destinazione. (Paulo Coelho)

Venerdi scorso la partita più importante per la Juventus era contro il Genoa, semplicemente perché era la più imminente, così come ora sarà la prossima contro il Frosinone. Ormai è inutile rimuginare su quanto accaduto al Ferraris, tra gioco in penombra, risultato grigio e arbitraggio nero. Del primo siamo abituati, del secondo rattristati, del terzo rassegnati, sino a revisione generale di regolamenti, gestione var e sospensioni di arbitri semplicemente incapaci. Dottrina politica e correlativo movimento d’opinione, che si sono sviluppati nel corso dell’Ottocento liberale in favore del necessario rispetto dei diritti individuali e delle garanzie costituzionali poste a loro tutela contro le interferenze e gli eccessi dei pubblici poteri, ebbe il nome di garantismo. L’Italia, come tutte le democrazie del mondo, è un paese garantista e suoi baluardi sono le istituzioni, compresa dunque la FIGC. Il calcio ne ha bisogno, come un bambino di un dono sotto l’albero di Natale, di garantismo.  

Mai tornare indietro, neanche per prendere la rincorsa, vergava sui suoi fumetti il geniale Andrea Pazienza, ora bisogna “dimenticare” Genova e puntare alla Bellator Frusino, appellativo dato alla città di Frosinone da Silio Italico, per non essersi arresa ad Annibale nella seconda guerra punica, nella speranza invece che dinanzi alla carica di Chiesa e soci vari, alzi bandiera bianca.

In quel di Genova, storicamente ostica trasferta, ad Allegri il corto muso non è bastato. È il caso fare una precisazione che molti tralasciano: vincere di corto muso significa farlo col minimo vantaggio, non col minimo sforzo. I rilassamenti e le pause celentaniane bianconere sono ancora troppe nel corso dei novanta minuti, ed una Juventus operaia, senza i geni del calcio che trasformano palle innocue in leggendari gol, non se le può più permettere.

Stavolta Gatti non si è trasformato in leone, anzi ha papereggiato lì dietro, nella sua area di competenza difensiva, sul balordo pareggio del grifone. La mutazione stava riuscendo a Bremer che al novantesimo ha colpito la sfera con la coscia, a seguito di un calcio d'angolo, e solo un miracolo del portiere rossoblù ha impedito l’ennesima materializzazione della teoria del musetto equino. Forse, guardando avanti, meglio così. La Juventus si sarebbe troppo adagiata su questo andamento costante in zona cesarini, e avrebbe nascosto pericolosa polvere sotto al tappeto. Di polvere, e non certo quella cui si riferisce Nat King Cole in Stardust, ce n’è tanta. Una panchina non adeguata per dare ossigeno ai cosiddetti titolari, tanto è che mancato Rabiot, una voragine mirettiana si è aperta in mezzo al campo di Marassi. Polveri bagnate le ha il centravanti, quello che dovrebbe essere il goleador della squadra, Dušan Vlahović che riesuma sempre di più l’avventura opaca e breve del gallese Ian Rush in bianconero, dopo valanghe di gol fatti con i Reds del Liverpool. Chissà se una bella spazzata sotto e intorno a quel tappeto, non solo a gennaio, tra una bancarella e un espositore di saldi, ma anche durante i prossimi cenoni festivi, possa riportare lucentezza e vigoria al parquet bianconero.

Nonostante stantie e fresche difficoltà, la classifica “inaspettata” lo impone: ad una incollatura dalla prima non si può pensare ad altro; la Juventus, dichiaratamente o meno, deve avere l’obiettivo chiamato scudetto. Un orizzonte ben lontano si spera da quello nebbioso che guarda il viandante nel capolavoro ottocentesco di Friedrich.

Un epigramma di Callimaco fornì ad Ovidio, impegnato con gli Amores, a redigere il codice della perfetta relazione galante, il motto che può rappresentare emblematicamente la tormentata forma dell'amore elegiaco: quod sequitur, fugio; quod fugit, ipse sequor, «Sfuggo ciò che m’insegue. Ciò che mi sfugge inseguo». Ebbene a tale aulico verso del poeta sulmonese, - riportandolo a cose terrene di calcio, parafrasandolo e regalandolo ai bianconeri come mantra di questo campionato – aggiungo indegnamente: «affinchè non sfugga più, perché una volta superata e vinta l’Inter, invano possa la nerazzurra inseguir colei che con la fuga raggiunge e colora la vittoria di bianconero!».

Roberto De Frede