Tra il leggero malore di Allegri e il silenzio di Motta ne esce un pareggio

A conti fatti, quando si è cercato di vincere dopo aver rischiato di perderla, il pareggio col Bologna sta stretto, in proporzioni non proprio simili, ad entrambe le formazioni. Il campo dice uno a uno così come l'extra campo delle polemiche. La Juve recrimina (poco) per un tocco di mano in area di rigore – oltre che per un gol annullato dalla Var - e il Bologna per un qualcosa di più di una semplice spallata che avrebbe potuto cambiare le sorti della sua partita dopo la rincorsa bianconera per riacciuffarlo. Non nascondiamoci dietro ad un dito e ammettiamo con sportività che i felsinei hanno creato di più e giocato con maggiore armonia, rischiando di vincere la battaglia se solo fossero riusciti a chiuderla prima di subire la rete di Vlahovic. La prima, poi annullata, e sicuramente la seconda che ha addirittura ridato un po' di speranze al popolo bianconero che nel frattempo ricominciava a rigurgitare i malumori del campionato scorso. Gli stessi di Allegri, anche se identificati con un termine molto simile, che per un leggero malessere (o malumore) ha evitato microfoni e taccuini al termine del match. Le partite si vincono, non si discutono. Anche se questa volta dobbiamo elogiare l'originalità del tecnico italo-brasiliano, di estrazione comunque interista, nell'evitare risposte polemiche con silenzi inequivocabili. Immaginiamo identici anche nelle occasioni in cui il vantaggio potrebbe profilarsi coi colori della sua squadra. Senza nulla togliere alle sue grandi capacità e a quell'etichetta di predestinato che potrebbe lanciarlo in alto nelle gerarchie dei top allenatori.
Difetti Juve – Severi o meno, la Juve che ci aspettavamo dopo l'esordio di Udine era molto diversa. Oppure ci eravamo illusi e accontentati di una goleada che poteva ritorcersi contro già alla prima occasione. L'apporto del pubblico - chiamiamolo “amico” - è durato quanto la partenza sprint della squadra: in definitiva poco, viste le difficoltà nell'allargare il gioco sulle corsie laterali considerate le vere novità del neo sistema allegriano. L'ex Cambiaso e Weah sono stati limitati come meglio non si poteva e poco di più sono riusciti a proporre Locatelli, fischiato neppure troppo timidamente al cambio, e Fagioli. Continuiamo a ripeterlo da tempi non sospetti, ma la Juve è debole in fase di costruzione prima di tutto perché ha uomini adattati a quel ruolo. I gol arrivano quando si producono occasioni: con i difensori capaci di aumentare la densità nell'area avversaria, grazie alle giocate dei centrocampisti e alle possibilità che si offrono agli attaccanti. Nel primo tempo si sono visti sprazzi di Chiesa e errori in fase difensiva. La spinta nella ripresa l'hanno data Vlahovic con due gol, Pogba per quello che potrebbe aggiungere con le sue giocate di pregio e Iling per la capacità di saltare l'uomo. Ma questa volta i difetti hanno pareggiato il conto coi pregi. Non per colpa di Magnanelli, ci mancherebbe. E perdonatemi il sarcasmo!

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