Un mercato incolore, silenzioso e privo d’emozione all’alba della stagione della riscossa.

Un mercato incolore, silenzioso e privo d’emozione all’alba della stagione della riscossa.TUTTOmercatoWEB.com
domenica 20 agosto 2023, 20:43Editoriale
di Roberto De Frede
“Il mercato è un luogo appartato dove gli uomini possono ingannarsi l’un l’altro.” (Diogene il Cinico)

Tutti pensando al mercato vengono immediatamente abbagliati da colori, frastornati da suoni che trasportano in nuove dimensioni, inebriati da profumi d’ogni genere che le sole fragranze riempiono le narici ma anche lo stomaco, servito poscia da ogni saporita leccornìa. Il mercato è incontro, passione, eros, emozione, calore.

Ricordate “La Vucciria” di Renato Guttuso ove è cantato un angolo del caratteristico mercato di Palermo? A dare l’atmosfera si notano il via vai dei passanti, i prodotti tipici, il crudo realismo delle carni esposte, le cassette di pesci, la frutta e la verdura. Una gran confusione ordinata, una sintesi di cose e persone, una grande natura morta in cui è ritratta la vita più viva e quotidiana. Colpiscono le sfumature che vanno dal giallo delle banane e formaggi al rosso dei pomodori, dal rosa pallido del pesce spada al verde della cicoria e della lattuga e al bianco delle uova e del marmo su cui è adagiato il pesce spada. I colori del resto sono come lineamenti, seguono i cambiamenti delle emozioni. Le cassette ritratte in basso a sinistra sono ricche di pesci e crostacei, un tripudio esplosivo di luci e sapori, e sul lato opposto un quarto di bue pendente da un gancio che la fa da padrone. Le persone, tra mercanti e compratori, attraversano lo stretto cunicolo costruito dalle bancarelle e sembrano trovarsi a loro agio, nonostante tutto, perché proprio quel “nonostante” rappresenta la vita.

La donna in primo piano è vestita completamente di bianco, non ha volto, è ripresa di spalle: il suo erotico ancheggiare, la sua sensualità sconfinata, le sue forme evidenziate dal candido colore che la isola dal resto della composizione ricca di colori rappresentano la voglia di vivere e di ritrovarsi in quel mercato, sempre. Tra le grandi lampade che sembrano tremare, la donna incrocia un uomo assorto dalla maglia gialla, senza guardarsi. L’uomo è una maschera di malinconia, così come assorta nei propri pensieri sembra la donna anziana che avanza con il volto mesto e il vestito nero. Tutti i personaggi sembrano immersi nelle proprie riflessioni e non si scambiano sguardi, forse un segno dell’incomunicabilità che affligge i tempi moderni, nonostante il mercato...

Il mercato è vita, emoziona, affascina perché è l’espressione più realistica dei cinque sensi: è un teatro fatto di quinte colorate pronto ad esaudire bisogni millenari. Un narratore o un commediografo davanti alla Vucciria avrebbe materia di scrittura sino alla fine dei suoi giorni, secondo Andrea Camilleri. Dinanzi a tutti i mercati e mercatini del mondo, oserei aggiungere, anche a quello cui si dà il nome di calciomercato.

Già, il calciomercato: l’atto che ogni anno precede l’inizio del nuovo campionato. Quanto era bello quando si faceva col cuore, quando un presidente andava a prendere con la sua automobile il pupillo battezzato di bianconero, quando si cercava a tutti i costi di regalare al proprio tifoso e a quella maglia già leggendaria un diamante da incastonare nella rosa pronta a sbocciare. I fuoriclasse francesi, gli assi argentini, la freccia polacca, il centravanti della nazionale strappato alla rivale di sempre, i portieri più forti del mondo, i “dieci” invidiati dal globo intero, i mastini del centrocampo, i metronomi, il gigante gallese… e come diceva Camilleri, potrei scrivere di queste storie sino alla fine dei miei giorni. Bei tempi, altri tempi. Tempi che emozionavano, tempi letterari, meno matematici-processual-amministrativi, molto più umanistici. Tempi dove si pensava al gioco, quello vero, del calcio che entusiasma il tifoso e lo rende parte integrante del rettangolo verde.

Stasera si comincia, si gioca contro l’Udinese la prima partita di un campionato che ci si augura “normale”: senza mondiali natalizi, senza processi a singhiozzo, senza classifiche virtuali e infine false, senza dimissioni in blocco, senza infortuni seri, senza troppi bambini che giocano a fare i grandi e senza Europa. Già con questi “senza” la Juventus dovrebbe esser più forte dell’anno scorso, pur essendo per ora praticamente la stessa, avendo gestito un mercato lontanissimo da quello appassionante guttusiano e che potrebbe chiamarsi “campagna cessioni” anziché “campagna acquisti”: una Juventus dietro la bancarella a (s)vendere e non davanti a comprare come la bella donna della Vucciria.

Si sta giocando al “Mercante in Fiera” in modo contraddittorio, incolore, lasciando il tifoso incredulo e al contempo con l’illusoria ma sempre viva speranza che qualcosa possa succedere ancora sino alle ore venti del primo settembre. Ma perché attendere l’ultimo secondo quando comincia oggi la nuova stagione, quella della riscossa, dove Allegri e soci non possono, non devono, fallire nuovamente?

Tralasciando lo “sgabellaro” Bonucci, sono andati via il tanto atteso Rovella (giovane e forte… si diceva), gli “arrivati per caso” Paredes e Di Maria, i ragazzini di belle speranze Ranocchia, Akè, Ihattaren, De Winter e Barrenechea, l’inguardabile (almeno in bianconero) Arthur, il Pellegrini mai troppo considerato, la vecchia gloria mai doma Juan Cuadrado e altri che erano in giro senza fissa dimora e che non sto qui a nominare. Intanto le notizie su Vlahovic, Chiesa, Kostic, Illing e chissà chi altro, continuano a rovinare i sogni dei tifosi. Oltre all'arrivo del già acquisito Cambiaso, gli unici acquisti – ottimi a mio giudizio - al mercatino sono stati due ragazzini che guardano molto lontano: Timothy Weah che diventerà il padrone della sua fascia di competenza e il centrale uruguaiano Facundo Gonzalez, degno erede della meravigliosa scuola “celeste” dei Nasazzi, Varela, Montero e Godin. Il primo già pare sia titolarissimo. Il secondo non lo farei svernare in un’altra squadra. La Juventus pur giocando solo il campionato e qualche partita di coppa Italia, potrebbe aver bisogno anche di lui perché se non erro stasera potrebbe essere Alex Sandro uno dei centrali titolari … e Gatti, Rugani e De Sciglio non ricordano di certo Scirea, Gentile e Ferrara! Inoltre in una rosa dove trovano spazio Kean e Miretti, perché non cercare un posticino per il ragazzo di Montevideo?

Per ora, nell’ouverture stagionale, la Juventus non è andata al mercato per emozionare, ma per fare una spesa di sussistenza senza sapore, accontentandosi di un tramezzino tristemente imbustato e pallido. Un mercato non bianconero, ma incolore. Un bozzetto di mercato, non rifinito, abbozzato appunto: si spera di un’opera d’arte che dovrà essere al più presto eseguita in scala più grande che somigli a quella di Guttuso e un po’ meno ad un freddo Speedy Market il cui unico brivido è dato dal rumore della caduta dello snack nel distributore automatico!

Ad meliora et maiora semper cara Juventus, augurandoci tante emozioni, senza paura verso le vittorie più felici!

Roberto De Frede