Cancellare la partitella a Villar Perosa è uno sfregio di Elkann alla storia della Juventus

Cancellare la partitella a Villar Perosa è uno sfregio di Elkann alla storia della JuventusTUTTOmercatoWEB.com
lunedì 24 luglio 2023, 00:28Il tackle di Andrea Bosco
di Andrea Bosco

Alla fine John Elkan ha parlato. Una lunga intervista a “La Stampa“ nella quale ha detto poco, quasi nulla. Lasciando ampie zone d'ombra sul futuro della Juventus. Mi hanno scritto alcuni lettori (ringrazio tutti, oltre 90.000 letture per la mia ultima Imboscata sono un risultato top) lagnandosi per le critiche che al proprietario della Juventus ho elargito. Diciamo che i miei appunti sono quelli di un anziano appassionato che nel calcio odierno ha grande difficoltà a ritrovarsi. Gli anziani, notoriamente, sono legati al passato, essendo il loro presente instabile e il futuro indecifrabile. Non sono uno che ogni tre per quattro racconta che “ai suoi tempi, eccetera“.

E tuttavia, sì ai “miei tempi" all'esame di maturità si portava “tre anni di tutto": compresi tre scritti. Italiano, latino e greco. Io ha fatto il “classico". Non c'erano i crediti. Gli esaminatori non ti conoscevano. E non c'era discussione. Loro chiedevano, tu rispondevi. Non sono “morto". Come del resto, nessuno della mia generazione. E non sono impazzito la “notte prima degli esami“. Forse perché sono fatalista. Forse perché ho sempre avuto una smisurata fiducia nei miei mezzi.

Quindi sì: “i miei tempi" erano un'altra cosa.

Rivendicando quei i “tempi" considero una sfregio da parte di Elkann aver cancellato la partitella in famiglia a Villar Perosa. Uno sfregio a Gianni Agnelli che dal 1959 la volle evento annuale. Uno sfregio alla Storia della Juventus. Uno sfregio ai tifosi. A Villar Perosa in palio non c'era niente altro se non la possibilità dei tifosi di vedere i propri beniamini nel “cortile di casa".

Un rito: la partitella si concludeva sempre ai primi minuti del secondo tempo con una pacifica invasione di campo con i tifosi a caccia di autografi e di maglie. A Villar Perosa, l'Avvocato, scendeva sul campo da un elicottero e si sedeva in panchina accanto all'allenatore di turno. Elkann non dica che la cancellazione è stata fatta per una questione di costi. Se la Juventus è davvero con le pezze al culo, allora meglio sarebbe che Elkann vendesse. Ma, ovviamente, la cosa è semplicemente ridicola. Elkann ha messo sulla Juventus in dieci anni circa un miliardo e mezzo di euro. Una briciola, peraltro, rispetto al suo personale fatturato. Elkann è bravissimo a fare affari. E come altre volte ho scritto, ha le potenzialità economiche per comprare il Real Madrid e ridurlo ad una bocciofila. Ma Elkann ha voluto ricordare che la Juventus non è mai stata una costola della Fiat, di Exor, di Stellantis. A buon intenditor e quel che ne segue.

Ha spiegato Elkann che none esiste discontinuità tra lui e Andrea Agnelli. E come no, Yaki? Lei ha patteggiato (e l'idea che un Elkann possa patteggiare con un Gravina è semplicemente repellente), suo cugino Andrea andrà al Tar. E magari ne vedremo delle belle. Visto che al Tar (e alla Corte di Strasburgo) andrà anche Antonio Giraudo, difeso dall'avvocato Dupont, il legale che non ha mai perso una causa.

Ha spiegato Elkann che è inutile pensare alla Superlega: c'è già e si chiama Premier. Dove tutti i giocatori ambiscono andare con il pericolo di depotenziare gli altri campionati. O bella: non era quello che sosteneva Andrea Agnelli chiedendo che il monopolio Uefa cessasse con la conseguenza (prima conseguenza) di far dimagrire la Premier? E di grazia: cosa sarà il Mondiale per Club se non una Superlega? Cosa sarà la Champions allargata se non una Superlega de noartri?

L'ingegnere ha evitato di avventurarsi nella palude saudita dove i coccodrilli stanno divorando chiunque osi opporsi alle mire espansionistiche dei satrapi del Golfo. Magari avrebbe dovuto parlare anche di Storia e allora il discorso si sarebbe allargato: troppo. E in definitiva: pecunia non olet. E le Ferrari tra gli emiri vanno come il pane. Costicchiano ma sono il brand italiano (con Armani, La Scala, Del Vecchio e Nutella) più apprezzato nel mondo. La Ferrari più economica costa 14.000 euro. Ma non fatevi dei films: si tratta di un dettagliatissimo modellino. Sono le uniche Ferrari che “vanno". Quelle di Formula Uno neppure a spingerle arrivano a podio.

Non ha parlato di mercato, né di obiettivi, Elkann. Ha spiegato che da Giuntoli si attende un Rinascimento. Tradotto: cessione di almeno un terzo dalla rosa, conti in ordine, rientro dal debito e dal passivo di bilancio. La tempesta giudiziaria? Ce ne sono state altre: la Juventus ne è sempre uscita. E poi facendo un bilancio (questa Elkann l'ha scippata all'Avvocato) i successi della Juventus sono stati nel tempo enormemente superiori agli insuccessi. L'Avvocato (che aveva una marcia in più) avrebbe detto: sono curioso di vedere se arriveremo prima noi a 40 titoli o i nostri avversari a 20. Lo disse in verità già quando la Juventus non aveva ancora conquistato il trentesimo scudetto. Certo che se Gravina cominciasse a restituire il “grisbi“ di Calciopoli.

Ha detto Elkann (rubandola a Trapattoni) che la Juventus è come un drago a sette teste: ne tagli una, le altre sei restano temibili. Si chiamava Hydra quel mostro, di teste ne aveva nove, ma insomma non si può pretendere che tutti conoscano la mitologia.

Impressione complessiva? Elkann non vuole disturbare il manovratore. Ha patteggiato con Gravina e si accinge a patteggiare con Ceferin. Spera in Giuntoli e spera che Allegri ascolti Giuntoli e non si immagini il Fergusson che mai sarà. Ci vorrà del tempo per tornare a vincere? Ce ne vorrà: parecchio. Del resto in passato si è vinto talmente tanto che una dieta non potrà che giovare. Elkann-pensiero, se non erro.

L'uomo è questo: algido e poco propenso ai proclami. Giustamente è diventato attento al conto in banca dopo gli sciupii perpetrati dal cugino. Ma soprattutto vuole che la Juventus rientri nei ranghi. Non vuole abbattere il sistema. A lui il sistema sta bene. In fondo tra gattopardi ci si intende. Ogni tanto penso se al timone della Juventus ci fossero ancora Giraudo, Moggi e Umberto Agnelli. E avessero sentito quel Cellino raccontare le cose che Cellino ha raccontato a “Report". Il telefono del cotonassimo ministro Abodi squillerebbe da settimane dalla sera alla mattina. “Pronto, Abodi? Lei ha intenzione di fare qualche cosa in merito alle vanterie di Cellino? Roba prescritta? Ma veda di non scherzare. Preferisce O che una relazione arrivi al presidente del Consiglio?".

Ci sarebbe anche il calcio, le soperchierie del calcio, la procura federale del calcio, la giustizia sportiva, una federazione che non si è qualificata per il mondiale (due di seguito) e da otto anni non va alle Olimpiadi: tanta roba, presidente Meloni. Oppure crede lei alle bufale “der menzogna“? Guardi che se lo chiamano così, una ragione c'è: Si informi presidente, si informi. E magari dica ad Abodi di cambiare (per lo meno) parrucchiere. Più che un ministro dello sport sembra un ministro di plastica.