La "stonata" esibizione al Maradona. Gravina, sono queste le riforme? Mancini? No Juve, no party.

La "stonata" esibizione al Maradona. Gravina, sono queste le riforme? Mancini? No Juve, no party.TUTTOmercatoWEB.com
lunedì 27 marzo 2023, 16:25Il tackle di Andrea Bosco
di Andrea Bosco

Li aveva invitati Aurelio De Laurentiis, ma è stato Gabriele Gravina a imporre la cosa con tanto di comunicato ufficiale: “La Figc inaugura un nuovo approccio in occasione delle partite della nazionale. In linea con l'evoluzione dell'intrattenimento sportivo". E quindi al “Maradona" prima di Italia-Inghilterra il pubblico ha potuto "gustarsi“ la versione rappata dell'Inno di Mameli offerta dal duo di casa Gigi D'Alessio - Clementino: al secolo Clemente Maccaro da Avellino. Confesso che non conoscevo Clementino. Per me un “clementino" è un mandarino profumato e succoso . Ma ho scoperto che la biografia di Clemente Maccaro fa impallidire quella dei Rolling Stones. Spero che Clementino non se la prenda. Non discuto la sua “arte”: non la conosco, ho provato ad ascoltare ma (certamente un mio limite) non la capisco. Ho ascoltato D'Alessio e Clementino maltrattare in chiave rap “Fratelli d'Italia" e ammetto: mi sono girate le palle. Una "boiata" che è andata di pari passo con il "disastro" di Ellynora, cantante napoletana di origini inglesi, reduce di “Amici" (Maria De Filippi e dintorni) che ha ciccato "Gode Save the King" divorandosi la nota d'apertura e armeggiando in modo imbarazzante con l'auricolare. Diranno a fine gara gli inglesi: "Il peggior inno mai sentito a memoria d'uomo". Qualche cosa ci sarebbe da dire anche sul finale inventato da D'Alessio e Clementino: un "Sì" che Goffredo Mameli e Michele Novaro non hanno mai scritto. Diciamo che la Figc ci ha fatto una
pessima figura, al di là di quella rimediata da Mancini e sodali sul campo. Ma queste sono le “riforme" che riesce a produrre Gabriele Gravina: spettacolini che all'Ambra Jovinelli non accetterebbero.


Pessima la "prima" per Roberto Mancini in vista della qualificazione all'Europeo. “Dopo la salita speriamo ci sia la discesa" ha detto il Ct scomodando Massimo Catalano indimenticabile protagonista di "Quelli della notte". La seconda "vittoriosa" contro Malta non è stata esaltante: uno 0-2 più stiracchiato di quanto non dica il risultato. Ma converrà accontentarsi: questa è la Nazionale di Mancini, al momento. La verità è arida e cercare di nasconderla sotto al tappeto è impresa idiota. No Juve? No party. Dopo 29 anni Mancini ha staccato un vero record: nessuno juventino nella squadra infilzata dall'Inghilterra. C'era una volta il “blocco" bianconero della Nazionale. Qui la colpa non è solo di Mancini (che lascia a casa Locatelli, che non vuole Kean (così come il laziale Zaccagni, scelta questa, vergognosa ), che non dà fiducia a Gatti . La colpa non è solo degli infortuni (Chiesa e Bonucci, ma l'acciaccato Fagioli, il Ct lo aveva comunque speditoin Under 21) . La colpa è anche della Juventus che rinunciando per troppe stagioni alla sua tradizionale italianità, ha riempito la rosa di giocatori provenienti da altre federazioni. Ma il sospetto dopo gli ultimi accadimenti che Mancini abbia voluto in qualche modo compiacere il suo datore di lavoro evitando di alzare il cellulare in direzione Torino è forte.

“Dove men si sa, più si sospetta" spiegava quel malfidente di Machiavelli. E della Nazionale si sa poco, perché Mancini è avaro di spiegazioni. Potrebbero (condizionale abbastanza risibile) aver inciso i pessimi rapporti che da almeno tre anni condizionano il confronto tra Figc e Juventus. Per via della Superlega, alla quale neppure dopo la defenestrazione di Andrea Agnelli, la Juventus ha rinunciato. Per via delle vicende giudiziarie con una Federazione incattivita e una Juventus decisa a vendere cara la pelle. Fatto sta che, ad esempio, il contratto Fiat-Figc scaduto a gennaio non è stato rinnovato. Neppure ci hanno provato. Dice che Elkann, dominus della galassia Stellantis, non fosse interessato a rinnovare. Può essere. Ma le ragioni potrebbero essere anche altre. E quasi certamente, lo sono. Gravina si è consolato accordandosi per il biennio 2023-24 con Wolkswagen, partner della
Federazione nel 2006 quando il “cielo di Berlino" per dirla con l'amico Marco Civoli “diventò azzurro". Dove stia conducendo Gravina la Figc nessuno lo sa. Visto che ormai pare parli solo con Mancini e con l'amichetto suo Ceferin. Ogni tanto con Infantino: ascoltando la voce del quale (mi hanno assicurato) Gravina si mette sull'attenti. Tipo il soldato delle Sturmtruppen di Bonvi che alla declinazione del “Comma 22" (che peraltro era un codicillo dell'aviazione statunitense: “chi vola è pazzo, chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, chi chiede di essere
esentato dalle missioni di volo non è pazzo) si genuflette adorante, dicendo: “Il Verbo“ .

L'ho voluto ricordare perché il grande Gilberto Augusto Bonvicini che ho avuto amico, l'originale di quella vignetta l'ha regalato a me. Mi serviva per "La Storia della Repuublica" di Giorgio Bocca, uscita a fascicoli e della quale ero il curatore. Ma (come gli capitava) Bonvi non era riuscito a rispettare la consegna. E allora accompagnò il dono, un paio di mesi dopo, con una scritta a margine, a matita: “Fur Andreen Bosken: meglio tarden che mai". Marco Porcio Catone, detto il Censore, aveva un brutto carattere, ma anche un brutto aspetto. Plutarco nelle "Vite Parallele" scrive che: "Persefone non accoglie Porcio nell'Ade neanche da morto".  Era un uomo “contro". E aveva un chiodo fisso: ad ogni seduta in Senato concludeva il suo intervento con "Ceterum censeo, Carthaginem delendam esse".

Anche io ho un brutto carattere. Ma (almeno quando ero giovane) venivo apprezzato dal gentil sesso . Anche io sono “contro" numerose cose. Ma soprattutto anche io, come Catone, ho preso a concludere le mie riflessioni sempre allo stesso modo: "Da ultimo reputo che Gabriele Gravina, dovrebbe dimettersi". Cartagine, come finì, è noto. Per Gravina, vedremo. Spiegava Georges Bernanos che “la speranza è un rischio da correre. E' addirittura il rischio dei rischi". Ma spesso ne vale la pena.