Paulo Dybala esce allo scoperto ed “esulta in libertà” senza maschera

Paulo Dybala esce allo scoperto ed “esulta in libertà” senza mascheraTUTTOmercatoWEB.com
La poesia al potere
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
martedì 18 gennaio 2022, 14:05Opinionista per un giorno
di Roberto De Frede
Se è possibile, non priviamoci di un genio che rende il calcio pura ars poetica

L’eterno dilemma di qualsiasi società: vendere o trattenere? Accettare condizioni o imporle? Di certo è controproducente per la squadra se le risposte agli annosi quesiti durano un’intera stagione. Le sfide intestine tra società e calciatori, tra datori di lavoro e dipendenti, con annessi procuratori, non hanno mai portato dolci frutti, anzi si sono trasformate in mele marce rischiando di rovinare l’intera cesta di primizie. Ora non ce lo possiamo permettere, anche perché le primizie sono davvero poche poche…Se le due parti hanno la volontà di stringersi la mano, la soluzione migliore, evitando tempi biblici, rimane sempre quella tramandataci da una sentenza della scolastica medievale di aristotelica memoria: in medio stat virtus".

L’esultanza dopo il gol all’Udinese di Dybala a volto scoperto, sul quale vi erano scolpiti orgoglio e rabbia, senza la sua proverbiale maschera, può essere non condivisa, ma ci può stare. La sfortuna di innumerevoli guai fisici, sin da quella maledetta partita contro il Lione in Champions, non ha abbandonato mai Paolino negli ultimi due anni, e per non farsi mancar nulla, ha indesideratamente ospitato anche un brutto covid. Tutto questo ne ha limitato fortemente le prestazioni in campo, oscurando solo in apparenza e fino ad ora, le sue immense potenzialità e la sua classe cristallina. L’espressione letta sul suo volto solo esteriormente può destare negatività. Dybala è un calciatore tra i più generosi, e la generosità significa dare più di quello che puoi, e il suo orgoglio sta nel prendere meno di ciò di cui ha bisogno. La rabbia? Beh un animo onesto quando viene offeso si irrita più del normale, lo diceva anche il drammaturgo romano Publilio Siro; e l’offesa in questo caso prende vita dalla snervante e lunghissima attesa di conoscere il suo prossimo futuro.

Diciamo la verità, il tifoso quando vede una scena del genere teme che sia l’ultimo gol segnato da quel calciatore con quella maglietta. È vero, i calciatori passano, la Juventus resta. Ma in questo momento storico, dove scarseggiano campioni e fuoriclasse, è proprio il caso perderne uno? La Joya, il ragazzo dalla faccia pulita, il numero 10, è uno dei pochi diamanti che illumina di luce propria la rosa bianconera. La società deve avere le idee molto chiare: venderlo, e poi? Sì è vero, qualche anno fa ci privammo di un altro genio assoluto, Zinedine Zidane, ma in quell’occasione lo stratega Moggi aveva già in canna nuovi acquisti, del calibro di Buffon, Thuram e Nedved, cioè a dire un pezzo della storia moderna della Juventus. Quindi, se l’eventuale sacrificio del ragazzo di Laguna Larga portasse alla ricostruzione di mezza squadra con gente di caratura mondiale, sarebbe doloroso, ma accettabile. In caso contrario, meglio riflettere. Forse sarebbe più importante comprare una “spalla” per Dybala, affinchè possano in coppia divinamente “giocare il gol”, formando un mini-insieme all’interno degli undici, un’orchestra nella metà campo offensiva per intonare l’Inno alla gioia di Beethoven.

L’argentino, che tanti hanno paragonato a giusta ragione a Omar Sivori - che faceva coppia fissa con il gigante Charles -, è uno di quei rarissimi calciatori che in un metro quadrato di erba costruiscono l’istante perfetto che vale una vita. Ogni suo gol è un attimo di bramata utopia che si materializza in quella traiettoria della palla letale per il portiere avversario: sino ad oggi di opere d’arte con la casacca bianconera ne sono state dipinte 110. La sua fantasia in campo non è soltanto una sorta di abbellimento e decorazione, come se fosse un soprammobile, e come molti suoi detrattori vorrebbero che fosse. È il suo modo di vedere il mondo, il suo modo di essere creativo. Il gioco di Dybala è poetico, non perdiamo quindi un altro cantore di odi vittoriose, per incomprensioni e inefficienze commerciali.

Non si può discutere la poesia su un tavolo tra braccia di ferro, carte contrattuali e calendari. La poesia serve al calcio come il calcio spesso ha ispirato versi immortali. Non la si deve mercanteggiare; ti emoziona e ti prende l’anima, o ti fa restare impassibile e indifferente. O si odia o si ama. Da 120 anni il quartier generale bianconero ha sempre dato valore alle emozioni e alle opere d’arte – vedi Raffaello e Pinturicchio -, che continui a farlo per il bene di noi tutti e della Juventus.