Focus tattico Juve-Udinese:da dove riparte Spalletti

Focus tattico Juve-Udinese:da dove riparte SpallettiTUTTOmercatoWEB.com
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Ieri alle 23:45Primo piano
di Nerino Stravato
Con Brambilla in panchina la Juve ritrova vittoria e spirito. Ora tocca a Spalletti ricomporre il mosaico

La Juventus torna a vincere e a respirare. Il 3-1 contro l’Udinese all’Allianz Stadium, arrivato ieri sera, è più di una semplice boccata d’ossigeno: è un punto di ripartenza, un segnale di vita in vista della nuova era Luciano Spalletti. In attesa del suo debutto ufficiale, la squadra affidata per una notte a Massimo Brambilla, tecnico della Next Gen, ha mostrato carattere e voglia di riscatto.

Brambilla ha scelto la via della concretezza, ripartendo dal 3-4-2-1, lo stesso sistema che aveva dato buoni frutti all’inizio della gestione Tudor. Una base tattica semplice ma solida, utile per ritrovare certezze e riferimenti dopo settimane di confusione.

Le scelte di Brambilla e la reazione della squadra

Sulla sinistra è tornato Kostić nel suo habitat naturale, con Cambiaso spostato a destra. In difesa, KaluluGatti e Kelly hanno composto il terzetto arretrato, mentre in mezzo Locatelli ha ritrovato al suo fianco McKennie, inserito al posto dell’infortunato Thuram, fermato da un problema al polpaccio che lo terrà ai box sembra almeno fino alla sfida di Champions contro lo Sporting.

Alle spalle di Vlahović, hanno agito Yildiz e Openda, in una zona offensiva che ha finalmente dato segnali di brillantezza e profondità. Il serbo ha sbloccato il match al 5’ su rigore, poi tante occasioni create e qualche spreco di troppo che ha impedito alla Juve di chiuderla prima.

I limiti che restano

Nonostante la buona prova, i vecchi difetti non sono del tutto spariti. Il gol del pareggio di Zaniolo ha ricordato quanto questa squadra soffra in area di rigore: troppa libertà concessa, poca cattiveria nei contrasti, scarsa percezione del pericolo. Spalletti dovrà partire proprio da qui, dalla ricostruzione di una solidità difensiva che l’infortunio di Bremer (fuori almeno fino a fine anno) renderà ancora più complicata da trovare. Serviranno più graniticità, più aggressività, più lettura collettiva nei momenti di rischio.

Le sfide del tecnico di Certaldo

Ma il lavoro di Spalletti non si limiterà alla fase difensiva. Il tecnico di Certaldo dovrà anche ritrovare il Koopmeiners perduto: quel giocatore che a Bergamo era un centrocampista totale, capace di guidare la manovra, inserirsi e fare gol, ma che a Torino si è come smarrito. Proprio Spalletti, che a Napoli aveva trasformato Lobotka da oggetto misterioso in cervello pulsante degli azzurri, dovrà riuscire a restituire alla Juventus il Teun vero, quello che ancora non si è visto in bianconero.

Davanti, poi, c’è la questione dei golDavid e Openda sono attaccanti che, ovunque siano stati, hanno sempre segnato. Ma in questa Juve sembrano avere il fucile inceppato, frenati da meccanismi offensivi ancora poco fluidi. Spalletti dovrà essere abile a liberare il loro potenziale, a dare movimenti, spazi e fiducia a due giocatori che possono diventare decisivi nel lungo periodo.

Da dove ripartire

Il potenziale offensivo della Juventus è notevole, con tre centravanti di peso come VlahovićDavid e Openda, e con esterni offensivi di talento come YildizConceição e Zeghrova. Ma senza equilibrio e solidità dietro, ogni talento rischia di restare incompiuto.

La vittoria contro l’Udinese lascia quindi due messaggi chiari: da una parte una squadra viva, capace di reagire, dall’altra un gruppo ancora fragile, che ha bisogno di un’identità definita. Toccherà a Spalletti unire i pezzi, dare struttura e ritrovare quella compattezza mentale che la Juve ha perso negli ultimi mesi.

Solo così il 3-1 di ieri potrà davvero diventare il primo capitolo della rinascita bianconera.