Juve-Spalletti tra certezze, possibili controindicazioni e la solita narrazione

La Juve e Spalletti finamente sposi. Sarà un matrimonio breve. Contratto fino al termine della stagione, ma condizionato: in caso di qualificazione in Champions League, prolungamento automatico di un anno, forse due. Vedremo. Dunque tutto come previsto, nessuna sorpresa. Nemmeno sull'ingaggio, 3 milioni di euro netti, più bonus. Tutto sommato cifra sostenibile per le esigenze economico/finanziarie della società. A Cremona esordio per l'ex ct che poteva diventare guida bianconera già in passato, almeno in un paio di occasioni, compresa la scorsa estate prima della conferma di Tudor. I tempi hanno giocato in favore di Igor. Storie più o meno conosciute. Come alcune peculiarità dell'allenatore di Certaldo, di nuovo sulla panchina di un club a distanza di quasi due anni e mezzo dallo scudetto conquistato a Napoli. Certificato dallo stesso Spalletti, con il tatuaggio della discordia sul braccio. Il tecnico toscano è reduce dal fallimento azzurro, devastante per sua stessa ammissione. Allo stesso tempo però vitamina per la voglia di rivalsa di un uomo ferito. Questa è la prima certezza legata alla scelta fatta da Comolli, non banale. Sotto questo aspetto il popolo della Vecchia Signora può stare tranquillo. La seconda riguarda il discorso tecnico-tattico. Si cambia, senza però restare ancorati ad un solo schema. Anzi, esso varia rispetto all'avversario e al tipo di gara. L'integralismo non ha più diritto di cittadinanza nel calcio di oggi. Soprattutto se si ha ha l'ambizione di diventare un top coach. L'ex ct lo ha capito da tempo, perfino Guardiola è stato costretto a deporre le armi rispetto a certi suoi dogmi.
La terza certezza, forse quella dalla quale Spalletti dovrà partire, è la disciplina. Il nuovo tecnico della Juve entra in uno spogliatoio con qualche crepa. Urge ripararla. Per una truppa priva di carattere, serve una guida con una personalità importante. Come quella di Luciano da Certaldo. Attenzione, senza esagerare, altrimenti scatta la prima controindicazione: l'eccesso di rigore. Lo stesso che in passato, per esempio, ha portato alla rottura con Totti e Icardi. Quindi fermezza, ma all'occorrenza anche carezze, sul binario della meritocrazia. Siamo sempre di fronte a ragazzi, seppure milionari. La Juve è una grande occasione per Spalletti (forse l'ultima come tecnico), quindi saprà dosare bene le cose, soprattutto trovare un dialogo costruttivo con i giocatori. In fin dei conti, si rema tutti dalla stessa parte. Almeno così dovrebbe essere. Nella casella delle possibili controindicazioni, va messo messo anche il rapporto con la stampa. Restano memorabili alcune conferenze stampa ai tempi della Roma, ma anche dell'Inter, un po' meno a Napoli. Non è mai consigliabile mettersi contro i giornalisti. A proposito, merita una riflessione il modo in cui alcuni colleghi hanno commentato l'arrivo di Spalletti alla Juve. “L'uomo giusto, nel posto giusto, ma nel momento sbagliato”, “Quel tipo di contratto non fa onore alla sua storia”. “Ormai non può dare molto”. Siamo alla solita narrazione, quanto meno bizzarra (per usare un eufemismo) quando si tratta di cose riguardanti la Vecchia Signora. Le chiacchiere stanno a zero. Il verdetto spetta al campo. Come sempre.
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