Giuntoli fuori, il grande errore di Elkann? Il reset nel momento peggiore possibile

Cristiano Giuntoli doveva essere la pietra angolare della rinascita juventina. L’uomo scelto da John Elkann in persona per rimettere ordine, ridare credibilità sportiva, costruire una squadra forte e sostenibile dopo l’era Andrea Agnelli. Poco più di un anno e mezzo dopo, è finita con una silenziosa cacciata mascherata da “dimissioni volontarie”, insieme al suo staff: osservatori, talent scout, analisti. In pieno giugno. Con il mercato già iniziato. Con trattative avviate. Con rinnovi delicatissimi in ballo.
Tempismo perfetto. Per gli avversari.
Così Elkann ha sprecato un capitale umano. Giuntoli aveva preso in mano una Juventus a pezzi. Ha sbagliato? Sì. Ha fatto errori nella comunicazione? Certo. È stato frenato da Allegri e da mille vincoli interni? Ovvio. Ma è anche vero che stava costruendo un disegno. Un percorso. Lento, ma chiaro. Stava trattando il rinnovo di McKennie, ancora oggi sospeso come una telefonata caduta nel vuoto, come quello di Gatti, reduce da una stagione a fasi alterne ma stimato da tutto lo spogliatoio. E, cosa che oggi appare paradossale, aveva aperto i contatti con Simone Inzaghi molto prima del crollo dell’Inter tra Champions e campionato. Qualcuno sostiene addirittura in quella cena tra amici di cui vi parlammo mesi fa, il 5 aprile, anche se non ci risulta ci fosse Giuntoli o un suo emissario.
Addio con l’amaro in bocca
E invece? Niente. Elkann ha deciso di tagliare anche lui, come parte di un repulisti totale, un azzeramento che assomiglia più a una fuga dalla responsabilità che a un progetto serio. E al suo posto? Giorgio Chiellini, algoritmi e volti sconosciuti, maghi del dato e profeti dell’analisi predittiva, senza esperienza di spogliatoi, calciatori, agenti e telefonate all’1 di notte. Come si può sostituire un DS vero, con relazioni, conoscenza del mercato e contatti internazionali, con dei tecnocrati in PowerPoint?
E adesso? La Juventus è ferma. Bloccata. Gente come Osimhen, che voleva parlare solo con Giuntoli, oggi guarda altrove. I rinnovi sono congelati. I rinforzi in stand-by. E la pre-season incombe. La domanda è semplice: non si poteva aspettare ancora un anno? Affiancarlo, semmai, con persone competenti. Dargli una seconda possibilità, mettendo finalmente Giuntoli nelle condizioni di fare il lavoro per cui era stato scelto.
La Juventus sta correndo il rischio più grave
Non avere Giuntoli oggi non è solo una questione di nomi. È una questione di tempo perso, idee svanite, legami spezzati. Ogni giorno che passa senza una guida vera, senza un piano operativo concreto, è un giorno regalato alle rivali. In un mercato già feroce e selettivo, dove tutti corrono e la Juve cammina, cacciando via gli unici che ancora stavano provando a ricostruire qualcosa. Un’altra stagione sprecata? Forse. Di sicuro, una fiducia mal riposta. E oggi, i tifosi juventini – quelli veri – hanno tutto il diritto di chiedersi: chi comanda davvero? E soprattutto: dove stiamo andando?
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