La Signora smontatutto: Juve, cambiare sempre per non costruire nulla

Quello che sta facendo la Juventus in queste ore, o meglio quello che rischia di fare, è l’ennesima ripartenza senza un vero punto d’approdo. Cedere Alberto Costa ad appena pochi mesi dall’arrivo, per una cifra che non ti risolve nemmeno un’operazione di medio mercato, è un controsenso tecnico e strategico. Parliamo di un terzino destro che si è integrato bene, che ha gamba, crescita davanti e costo contenuto, in un ruolo dove sei già scoperto. E se lo dai via? Devi sostituirlo. Ma con chi? Clauss? Dodô? Widmer? Gente che, tra cartellino e ingaggio, ti costa il doppio e ti dà forse la metà delle garanzie a lungo termine.
Stesso discorso per Timothy Weah: un jolly a destra, generoso, duttile, magari non un campione ma un perfetto gregario di lusso, uno che ti fa rifiatare il titolare senza mandarti in ansia. Vuoi cederlo al Marsiglia, per poi comprare chi? Un altro "tutta fascia" che ti costerà 20-30 milioni (quindi più di quanto hai guadagnato vendendo l'altro) e dovrà ambientarsi da zero. E allora chiediamocelo: che senso ha tutto questo? Dov’è la logica sportiva, dove la visione a lungo termine? La verità, nuda e cruda, è che sembra si navighi a vista, tra un’esigenza di bilancio e un’illusione di ricostruzione.
Invece bisognerebbe avere il coraggio di dire no a offerte anche indecenti — non tanto per la cifra, ma per il danno sportivo che causano, e costruire prima un’ossatura fatta di 11 titolari affidabili, 3-4 riserve quasi da titolari, e poi i giovani come Alberto Costa o dell'Under 23, e i gregari come i Weah, quelli che ti completano la rosa e ti fanno competere su tre fronti. Erano altri tempi, certo, ma Birindelli, Balzaretti, Tacchinardi, persino Iuliano o Torricelli, erano l’anima nascosta delle grandi Juve. Non facevano i titoli sui giornali, ma li vincevano, i titoli. Oggi invece si cede il giovane appena arriva, si compra quello che fa trending su Transfermarkt, e si pensa che l’alchimia si faccia coi soldi e i comunicati stampa. In realtà, la squadra si costruisce con tempo, pazienza e idee chiare. Perché se ogni estate smonti e rimonti la squadra, finirai per costruire un mobile dell’IKEA senza le istruzioni. Bello all’inizio, poi cade al primo scossone. E una Juve così, fragile e smontabile, non serve a nessuno. Nemmeno ai contabili.
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