Platini compie 70 anni: "Alla Juve cinque anni di grande bellezza. Il processo? Sono uscito pulito, ma..."

In un'intervista esclusiva rilasciata a La Stampa, l'ex calciatore della Juventus ed ex presidente UEFA Michel Platini si è raccontato tra passato, presente e futuro nel mondo del calcio alla vigilia dei suoi 70 anni, che compirà domani 21 giugno. Questo è un estratto delle sue dichiarazioni:
"Il futuro? Mai immaginato il futuro. Anche da giovane, ho solo accettato il destino.
Scirea e Paolo Rossi? Mi mancano tantissimo. Li avrei voluti accanto per festeggiare insieme.
Quanto ha influito l'influenza dell'Avvocato Gianni Agnelli nel mio arrivo alla Juventus invece che all'Inter? Zero. Mi ha voluto con forza, ma io non sapevo chi fosse. L'ho scoperto pian piano ed è stato un grande uomo davvero.
Perché gli ho regalato uno dei miei tre Palloni d'Oro? Intanto perché era una delle poche cose che non poteva avere. La Juve mi ha reso un grande, era un giusto omaggio al capo. Mi ha fatto conoscere nel mondo, era giusto che lo donassi al capo.
Un pensiero carino sul presidente Boniperti? Un calciatore non può ricordare nulla di carino perché era freddo come ogni bravo uomo azienda, tirava sui contratti. Oltre le battute, ricordo un dirigente illuminato e vincente: Boniperti era la Juventus, e con Trapattoni in panchina componevano un binomio straordinario, importantissimo per il nostro club e per tutto il calcio.
Il mio ritiro dal calcio giocato? Avevo solo 32 anni, ma la benzina era finita. L'ho capito in una gara contro la Sampdoria: ero in vantaggio di cinque metri e mi trovai cinque dietro.
Il più bel ricordo in bianconero? Non saprei. Sono stati cinque anni di grande bellezza. Più semplice, purtroppo, isolare il ricordo più brutto. L’Heysel è stata una pagina tragica per me, come per te, è complicatissimo parlarne. Mi fa stare malissimo pensare che alcuni tifosi venuti a vedermi non sono più tornati a casa.
Io sdraiato sul prato di Tokyo? Fu una reazione all’ingiustizia, mi annullarono un goal meraviglioso e ho capito che la vita è piena di ingiustizie. Ma è stato un attimo, sono subito ripartito perché bisognava vincere.
Le accuse e il processo? Sono uscito pulito, ma hanno vinto lo stesso i miei nemici. Comunque, mi hanno rubato dieci anni. Nuovi incarichi? È andata così, sto bene così.
Il calcio moderno? La legge Bosman ha ucciso la filosofia del pallone: oggi per vincere devi avere i soldi, basta vedere come è cambiata la storia di club come PSG e Manchester City".
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