Tudor e la “pazzia del calendario”: ma la Juve non deve cercare alibi

Tudor e la “pazzia del calendario”: ma la Juve non deve cercare alibiTUTTOmercatoWEB.com
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Oggi alle 00:15Primo piano
di Massimo Reina
fonte Juventus.com
Alla Juventus non esistono alibi né scorciatoie: chi siede in panchina deve affrontare la salita con orgoglio, non con lamenti.

Igor Tudor, davanti ai microfoni, ha parlato di “pazzia di calendario”. Una frase che suona come un grido di stanchezza, ma anche — diciamolo senza giri di parole — come un’ombra di scusa. E alla Juventus, le scuse non piacciono. È vero, il calendario è feroce: Borussia, Villarreal, Real Madrid, con in mezzo Inter, Atalanta, Milan. Ma la storia bianconera è fatta proprio di questi muri da scalare, non di mani alzate in segno di resa preventiva. Quando hai la scritta Juventus sul petto, non puoi lamentarti della salita: devi ringraziarla, perché è lì che si misura la grandezza.

Tudor ha parlato di stanchezza, di rigori mancati, di frustrazione per i pareggi. Ma il vero problema è un altro: il tono. Nella sua voce non c’è la sfida, c’è il rimpianto e il nervosismo del momento. E alla Juve, il rimpianto è un lusso che non ci si può permettere. Un allenatore bianconero — da Trapattoni ad Allegri, passando per Lippi — non cerca attenuanti: le cancella. Sa che la “pazzia del calendario” è il pane quotidiano dei forti, e che ogni parola fuori posto rischia di diventare benzina per i dubbi. Se Tudor vuole restare sulla panchina della Juve, dovrà imparare presto la prima regola del mondo bianconero: la Juventus non si giustifica, vince. O perlomeno prova a farlo, sempre: anche quando il calendario è una condanna.