Da Dragusin a Muharemović: perché la Juve continua a regalare i suoi migliori giovani difensori?

C’è un filo rosso – o meglio, bianconero – che unisce le carriere di Radu Dragusin, Dean Huijsen e, più recentemente, Ervin Muharemović. Tutti cresciuti nel vivaio juventino, tutti dotati di grande potenziale, tutti – chi prima, chi dopo – lasciati andare via.
L’ultimo nome a far discutere è proprio quello di Ervin Muharemović, difensore classe 2003 che si è ritagliato un posto da protagonista in Serie B, tanto da essere inserito nella formazione ideale della stagione. Roccioso, insuperabile nel gioco aereo ma anche elegante palla al piede grazie al suo mancino educato, Muharemović ha brillato dopo l’esperienza nella Next Gen, senza però trovare spazio nei piani futuri della Juventus. Il club lo ha ceduto a titolo definitivo, rinunciando a ogni forma di controllo sul suo cartellino.
Una scelta che suona ormai come prassi in casa Juve. Dragusin, oggi pilastro del Tottenham fino alla sfortunata rottura del legamento crociato, fu lasciato partire per pochi milioni in direzione Genoa. Huijsen, che avrebbe potuto rappresentare il futuro della difesa bianconera, è finito al Real Madrid, lasciando più dubbi che certezze. Ci si chiede allora: perché la Juventus continua a svendere i suoi talenti difensivi?
La Next Gen è stata pensata come incubatore per la prima squadra, ma sempre più spesso sembra funzionare da vetrina per altri club. Manca forse il coraggio di aspettare, la pazienza di valorizzare. O, più semplicemente, una strategia chiara su come gestire i propri gioielli. Nel calcio di oggi, trattenere un giovane non significa necessariamente toglierlo alla crescita: basterebbe mandarlo a giocare altrove, ma tenendone le redini, magari con un diritto di recompra o una percentuale sulla rivendita. È così che si costruisce un futuro sostenibile, senza rimpianti. Perché se continui a lasciar partire chi potrebbe essere il tuo prossimo Chiellini… prima o poi, qualcuno te lo presenterà contro. E sarà troppo tardi.
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