Da Lazio-Juve a Juve-Lazio: quando la differenza sta nel modulo e nell'atteggiamento (avversario)

Stravagante e strampalata nella sfida dell'Olimpico, più "classica" ma efficace nella contesa dell'Allianz Stadium. Sono queste le due versioni che la Juventus ha messo in mostra nella doppia contesa contro la Lazio tra campionato e Coppa Italia. Questa diversità di prove si può riscontrare in primis, facendo riferimento alla variazione dei moduli: a Roma Allegri ha optato per un inedito 4-3-3 "storto", mentre a Torino il tecnico livornese è tornato alle origini del 3-5-2. Per capire come mai la ventata di novità non ha funzionato e quale è stata la chiave di volta positiva del ritorno alle origini, prendiamo come riferimento due settori di campo: la fascia sinistra d'attacco dei biancocelesti e il settore di destra offensivo dei bianconeri.
LAZIO-JUVENTUS, CHIESA CERCATO MALE, CAMBIASO ANNULLATO DA ZACCAGNI E TERZINI BLOCCATI: BOCCIATO IL 4-3-3 BIANCONERO - La Juventus si schiera con 4-3-3 offensivo sulla carta, ma inoffensivo nella sostanza. La squadra di Massimiliano Allegri cerca solo due soluzioni: la verticalizzazione su Moise Kean e il coinvolgimento di Federico Chiesa sul versante di sinistra. Tuttavia due problemi annullano queste varianti. Il numero diciotto bianconero viene lasciato troppo solo e una causa si ricollega proprio al numero sette bianconero. Il classe 1997 è costretto a percorrere molti metri di campo palla al piede. Di conseguenza finisce con l'attirarsi il raddoppio di Adam Marusic e Nicolò Casale. Quest'ultima situazione finisce per inguaiare la Vecchia Signora. L'esterno che potrebbe sgravarlo dall'uno contro due è Mattia De Sciglio. Il problema sta nella sua staticità: il numero due bianconero è più preoccupato di tenere la posizione che di dare un supporto senza palla in proiezione offensiva. Le cose non vanno meglio, se si pensa alla corsia di destra. L'altro esterno d'attacco designato è Andrea Cambiaso. Madama va poco dal suo lato, in cui spunta un altro problema: la presenza di Mattia Zaccagni. Il jolly offensivo della Lazio sfrutta la tendenza di Fabio Miretti nel fare densità in mezzo al campo e la posizione stretta e abbastanza di Danilo, impegnato più a comportarsi come un braccetto sia in fase di impostazione che in fase di rinculo. Questa prevedibilità, unita alla poca mobilità bianconera, favorisce l'azione di pressing a uomo e di recupero palla veloce della Lazio.
JUVENTUS-LAZIO, IL PRESSING A UOMO FALLISCE E MADAMA COLPISCE SFRUTTANDO LA DESTRA (ALLA STESSA MANIERA) - La sensazione che si è avuta guardando l'andata della semifinale di Coppa Italia è che il settore di destra sia stata la zona di campo chiave della partita. Questa sensazione è diventata certezza in occasione dei due goal della Juventus. La Lazio è una squadra che sta imparando a pressare a uomo con Tudor. Tuttavia è evidente come sia ancorata a un concetto di aggressione di "sarriana" memoria: la palla è un riferimento ancora troppo vivido nei principi difensivi di gioco dei biancocelesti. Deve aver tenuto conto di ciò la Vecchia Signora tra il 50' e il 64'. Nell'azione del goal che sblocca la partita, Luis Alberto smette di schermare Gatti e si fa attrarre fatalmente dalla sfera. L'andamento del possesso lo porta totalmente fuori dalla propria posizione di competenza. Questo costringe Felipe Anderson a lasciare la propria posizione di esterno sinistro per contenere il numero quattro della Juve. Ma non solo. Anche Gila ad abbandonare il proprio ruolo di braccetto di centro sinistra della difesa a tre per provare a tenere Cambiaso. Alle predette scalate dobbiamo aggiungerci Matias Vecino, che accorcia su Weston McKennie, e Dusan Vlahovic, che fa un movimento ad allargarsi sulla destra. Questa tendenza mette in allerta sia Alessio Romagnoli che Nicolò Casale, i quali creano una voragine sfruttata da Chiesa e Vlahovic poi. Che si segni a sinistra o a destra la sostanza non cambia, insomma. La speranza è che una situazione del genere possa essere ripetuta anche nella sfida odierna contro la Fiorentina, squadra che concede spazi ancora più importanti in fase difensiva.
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