Platini dopo l'assoluzione: "La gente mi credeva un bandito. Lotterò contro l'ingiustizia. Infantino? Non c'entra con la squalifica, ma si è tenuto il posto"
Michel Platini vuole giustizia. Dopo dieci anni trascorsi a difendersi a spada tratta in tribunali vari contro le accuse di truffa, falso in documenti, gestione infedele e corruzione, che gli sono costate la carriera quando era a un passo dal diventare presidente della FIFA, la leggenda della Juventus vincitore di tre Palloni d'Oro ha intenzione di prendersi la rivincita contro coloro che lo hanno reso un bandito agli occhi della gente che prima lo osannava. Lo ha rivelato il diretto interessato ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, dove ha dichiarato:
"Non sono un uomo distrutto. Io ho vissuto bene, la famiglia e gli amici mi hanno aiutato. Non sono diventato presidente Fifa, ma… che importa".
All'origine delle accuse e del processo, vi era un presunto pagamento illecito di due milioni di franchi svizzeri ricevuto da Sepp Blatter, allora presidente FIFA, e giustificato da Platini come il compenso per il lavoro di consulente svolto tra il 1998 e il 2002, dichiarato regolarmente al fisco svizzero: "Sarei il primo corruttore a pagare le tasse su una tangente", ha affermato ironicamente.
Da qui derivò la sospensione e la conseguente squalifica per otto anni dal Comitato etico.
"Un’avvocatessa di Trinidad & Tobago, scelta dal presidente Fifa, mi ha fatto domande, ma mi ha incriminato prima delle risposte. Da Trinidad, in video. Volevano solo farmi fuori".
Il danno d'immagine, oltre che a livello professionale, fu abnorme. "Difficile vivere così. Non per me, ma per la famiglia. Le mie nipotine andavano a scuola e gli dicevano: 'Tuo nonno è un corrotto'. Quello è stato il dolore più grande".
Nel 2022 poi, arrivò la prima assoluzione: "La frode non è stata accertata con una probabilità al limite della certezza. Non ho rubato niente, ho solo fatto il mio lavoro".
Nel frattempo, il procuratore svizzero Michel Lauber rassegnò le dimissioni dopo incontri segreti con Gianni Infantino, attuale presidente FIFA. "Infantino non c’entra niente con la squalifica sportiva, però mi aveva detto: 'Appena torni, ti do il mio posto'. Non è successo".
A marzo 2025, la Corte d’Appello Federale assolve ancora Platini e Blatter per “dubbi insopprimibili sulla realtà dei fatti descritti dall’accusa”. Ma Platini grida vendetta. "La gente a un certo punto mi credeva un bandito. Ce l’ho con chi mi ha fatto del male. Lotterò contro l’ingiustizia. E ora partirà il contropiede: molto trapattoniano, no?".
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