Analisi tattica – Due sconfitte, due volti della Juventus: Tudor prova alternative per svoltare
Due trasferte, due sconfitte, ma due storie completamente diverse. La Juventus di Tudor è uscita battuta sia a Como che al Bernabéu, ma le due partite hanno raccontato percorsi tattici e sensazioni opposte: da una parte, l’esperimento e la confusione di una squadra ancora in costruzione; dall’altra, la solidità e la compattezza di un gruppo che sembra finalmente aver trovato un equilibrio credibile.
Como-Juve: esperimento a quattro e un gol che cambia subito la partita
Al “Sinigaglia” Tudor ha sorpreso tutti, abbandonando momentaneamente il suo 3-4-3 per passare a un 4-3-3. In difesa, Kalulu è stato schierato da terzino destro, mentre in mezzo al campo il tecnico ha scelto il trio Locatelli–Koopmeiners–Thuram. Una scelta volta a garantire più densità e gestione del possesso, ma la gara si è messa subito in salita. Dopo appena 3 minuti, infatti, il Como è passato in vantaggio su uno schema da calcio d’angolo, con una Juventus troppo passiva nella marcatura: Kempf si è inserito indisturbato e ha battuto Di Gregorio per l’1-0.
Da lì la squadra ha reagito, trovando ritmo e buona presenza nella metà campo avversaria. Le occasioni sono arrivate, anche se è mancata la convinzione nell’ultimo passaggio, quella cattiveria che trasforma il dominio territoriale in pericolo concreto. Il momento decisivo è arrivato nel finale, quando Tudor ha deciso di abbandonare il centrocampo a tre per passare a un 4-2-4 più offensivo. Una scelta che si è rivelata rischiosa: il Como, squadra tecnicamente valida e abile nel palleggio, ha approfittato subito della confusione nata dalle uscite in marcatura in una fase di transizione negativa, trovando il gol del 2-0 con Nico Paz.
Una rete che ha chiuso il match e che lascia qualche riflessione: forse, a venti minuti dalla fine, con la Juventus che stava avendo il controllo senza correre grandi rischi, quel cambio poteva essere evitato. Restando equilibrata, la squadra avrebbe potuto costruire le proprie chance di pareggio senza esporsi in modo così ingenuo.
Real Madrid-Juve: blocco basso e concretezza, pur nella sconfitta
Ben diverso lo scenario al Bernabéu. Contro un Real Madrid di tutt’altro livello, Tudor ha optato per un 3-5-2 molto compatto, rinunciando a Locatelli e inserendo McKennie al suo posto accanto a Koopmeiners e Thuram. Il piano partita è stato chiaro: bloccare la profondità a Mbappé e Vinícius, difendere bassi e ripartire con ordine. E la Juventus lo ha interpretato con disciplina, riuscendo a togliere spazio agli attaccanti avversari e a costruire anche buone occasioni in contropiede, soprattutto con un Vlahović molto presente nel lavoro di sponda e nella ricerca della profondità.
La partita si è decisa su un episodio: un errore di leggerezza di Kalulu e McKennie sul lato destro, che ha permesso a Vinícius di calciare e a Bellingham di raccogliere la respinta del palo per segnare l’1-0 finale. Un dettaglio che pesa, ma che non cancella una prestazione complessivamente ordinata, in cui la squadra ha mostrato compattezza e spirito.
Kalulu e la fascia destra: equilibrio oggi, ma serve alternativa
In entrambe le gare Kalulu ha avuto un ruolo chiave nel dare equilibrio sulla corsia di destra, alternando copertura difensiva e spinta offensiva. A Madrid, impiegato da quinto a tutta fascia, la sua scelta si è rivelata azzeccata: la Juventus ha limitato molto le accelerazioni di Vinícius, e il francese ha retto bene il duello fisico. Tuttavia, contro avversari meno pericolosi e più chiusi, Tudor potrebbe valutare una soluzione più tecnica, come João Mário, per aumentare la qualità e la spinta in fase offensiva — pur sapendo di rischiare qualcosa in copertura.
Il centrocampo a tre come bussola del progetto
Sia a Como che a Madrid, un dato emerge con chiarezza: la Juventus trova il suo equilibrio nel centrocampo a tre. La versione con Koopmeiners–McKennie–Thuram sembra offrire maggiore filtro e dinamismo, mentre la presenza di Locatelli garantisce più ordine ma meno aggressività. In ogni caso, il numero otto olandese è quello che sta trovando finalmente una collocazione equilibrata, con compiti più chiari tra costruzione e copertura.
Questo sistema, oltre a proteggere meglio la difesa, permette alla Juve di adattarsi alle caratteristiche dell’avversario — soprattutto quando di fronte ci sono squadre con qualità tecnica e circolazione veloce palla al piede.
Lezione doppia per Tudor
Le due sconfitte, diverse nel contesto ma utili nel significato, raccontano un allenatore che sta provando a uscire dal dogma del 3-4-3. Tudor sta cercando di ampliare le possibilità tattiche della sua Juventus, rendendola più duttile e capace di leggere le partite. Il centrocampo a tre si conferma la chiave di tutto, la base su cui costruire identità e solidità. Per ora, i risultati non sorridono, ma la strada sembra tracciata: più pragmatismo, meno rigidità, e una Juventus che — pur tra gli inciampi — sta iniziando a capire chi vuole essere
Iscritta al tribunale di Torino al n.70 del 29/11/2018
Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione al n. 18246
Direttore responsabile Antonio Paolino
Aut. Lega Calcio Serie A 21/22 num. 178
