Panchina Juventus, per il dopo Tudor Chiellini vuole Roberto Mancini

Panchina Juventus, per il dopo Tudor Chiellini vuole Roberto ManciniTUTTOmercatoWEB.com
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
Oggi alle 08:06Primo piano
di Massimo Reina
Giorgio spinge per l'ex CT, con cui ha un ottimo rapporto: Chiellini è stato infatti capitano dell'Italia del Mancio che ha vinto l'Europeo nel 2020.

Ci sono giorni in cui la Juventus sembra una città sospesa tra passato e futuro, tra il rumore del campo e il silenzio dei corridoi della Continassa. Igor Tudor corre avanti e indietro, tra panchina e bordocampo, con lo sguardo sempre fisso sul risultato, sulle reazioni della squadra, sugli equilibri che cambiano di minuto in minuto. È un uomo che sente il peso del momento, che conosce la delicatezza della fiducia e la fragilità della pazienza.

E poi c’è Giorgio Chiellini. Non il capitano che impone il suo carisma sul prato, ma il Director of Football Strategy, quello che legge le partite senza pallone, che osserva gli uomini come pezzi di un puzzle ancora da completare. È Chiellini a guardare oltre la confusione del presente, a immaginare la Juventus di domani. E la sua idea è chiara: Roberto Mancini. Non un nome lanciato a caso, ma la scelta di chi sa quanto conti l’esperienza, la capacità di guidare, di trasmettere ordine senza spegnere entusiasmo. Mancini come custode di un equilibrio fragile, come artigiano di un gioco che non si misura solo in gol e vittorie, ma anche in gesti quotidiani, in sguardi, in scelte che si fanno a tavolino.

È una partita silenziosa, fatta di intuizioni e prudenza, di possibilità che si aprono e si chiudono come porte su un corridoio lungo e stretto. E così la Juventus si muove tra il campo e la stanza dei bottoni, tra il rumore dei tifosi e la meditazione strategica. Tudor vive il presente, Chiellini disegna il futuro. Mancini è il sogno sospeso, la possibilità che quel futuro abbia un senso, che le scelte fatte oggi possano diventare solide domani. Nel calcio, come nella vita, spesso le decisioni più decisive non si giocano davanti agli occhi di tutti, ma in silenzio, tra un respiro e l’altro, in quei corridoi dove il tempo sembra rallentare e ogni mossa pesa come un gol decisivo.