I pareggi son finiti… mica ora cominciano le sconfitte? Forza a cambiare!
Un tempo a Madrid, il Real di Puskas, Di Stefano e Gento si inchinava alla magnificenza di Omar Sivori; il Bernabeu rendeva la standing ovation a capitan Del Piero dopo aver trafitto con una doppietta i Blancos; la Juventus stravinceva un amaro quarto di finale indimenticabile di Champions, terminato con un drammatico siparietto tra il portierone Buffon e l’arbitrino Oliver, discutendo di cassonetti per la raccolta differenziata.
Nel tempo attuale la Juventus perde a Madrid una quasi sfortunata partita, ma perde, e molti bianconeri sono comunque soddisfatti. Atteggiamento poco bianconero, ma probabilmente lo scolorito delle maglie corrisponde alla realtà dei tempi e del venticinquesimo posto in classifica. Di sicuro, rispetto alla sciagurata sconfitta di campionato sulle rive del lago di Como, contro il Real si è vista una Juve con cuore e grinta, oltre ad alcuni giocatori esaltati dalla mastodonticità del tempio del calcio. Di Gregorio, portiere in serata eroica, para anche l’imparabile sotto assedio; Gatti reagisce alle ultime sedute in panchine con prodigiosi interventi e salvataggi insperati e Rugani gestisce per quanto può dall’alto della sua esperienza, arginando alla men peggio la valanga bianca. La pareggite sembra finita… ma ora serve un nuovo antidoto che distrugga la “sconfittite”. La medicina è cambiare, liberarsi dalle scorie accumulate, ritrovare la serenità delle scelte migliori. La Vecchia Signora bianconera ce la può fare, se solo sapesse che anche un’altra signora in nero, la foscoliana fatal quiete, secondo uno scrittore portoghese, in parte, vi riuscì.
Con Le intermittenze della morte, Saramago immagina un mondo in cui la Morte, un giorno, decide di fermarsi. Basta, smette di lavorare, non muore più nessuno. All’inizio la notizia sembra un dono: ospedali pieni di pazienti stabili, famiglie che non devono più affrontare lutti drammatici; ma presto, il rovescio della medaglia si rivela crudele e gli esseri umani si trovano a invocarla, quella Morte tanto odiata. Malati terminali condannati a un’agonia infinita, un’economia che collassa, un ordine sociale che perde il proprio equilibrio. In questo caos sospeso, la Morte stessa torna a mettersi in gioco e decide di scendere tra gli uomini, di comprenderli. Scopre così, attraverso l’incontro con un violoncellista, che anche la sua natura può cambiare. Ed è qui che accade la svolta! La scelta di Saramago è radicale: rendere la Morte un personaggio vulnerabile, capace di compiere l’atto più umano di tutti, rinunciare a se stessa per amore. È un romanzo che dimostra come il coraggio di cambiare possa intaccare persino le leggi assolute.
Stasera a Roma contro la Lazio il cambiamento dovrà essere palpante, proseguendo i buoni propositi madrileni. La marcia all'Olimpico dovrà essere trionfale, per non deporre già le armi e concedere il fianco a tutte le pretendenti al titolo. Tudor si gioca tutto il panettone, la Juventus una buona fetta… di stagione. Che l’aquila, simbolo di potenza, prosperità e vittoria, questa sera sia bianconera con le ali spiegate verso le vette della classifica!
Roberto De Frede
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