Mister Tudor: la Juve in Champions è una vera impresa

Mister Tudor: la Juve in Champions è una vera impresaTUTTOmercatoWEB.com
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martedì 27 maggio 2025, 18:00La Frecciata
di Franco Leonetti
Un allenatore di valore, un uomo di spessore, uno juventino nel cuore, Igor Tudor è riuscito nell'impresa di veicolare in Champions la sua Juve

Una partita da 60 milioni di euro. Tanto valeva la sfida della vita sportiva in casa Juventus, qualificarsi per la Champions rappresentava il risultato minimo stagionale, tanto doveroso quanto assolutamente indispensabile. Contava solo vincere, portare i tre punti a casa per accedere al ricchissimo menu dell’Europa che conta, e Madama, tra mille sofferenze e peripezie, ansimando, stringendo i denti e con tanti brividi sul campo, è riuscita a battere il Venezia sul terreno dello Stadio Penzo. Tutto in 90 minuti complicati, una sfida nella quale imporsi, un match che pesava enormemente, avendo una ponderosissima valenza per l’immediato presente, evitando un fallimento totale dell’annata, e per il prossimo futuro a tinte bianconere, locato nella prossima stagione. La Juve in Champions è una bella e confortante notizia per tutti i tifosi zebrati che in questo ciclo horrorifico, segnato da troppi patimenti e fallimenti targati Thiago Motta, avevano perso morale e fiducia in una squadra che troppe volte ha toppato da agosto a fine marzo. Inutile ripercorrere gli otto mesi angosciosi, deprimenti e inadeguati con Thiago Motta in sella alla Continassa, inutile pensare a certe funeste umiliazioni patite contro Atalanta e Fiorentina, il colpo al cuore dello Stadium che si svuotava silenziosamente, a match in corso contro gli orobici, è stato il vero simbolo di un’annata tremenda e sconsolante, che la qualificazione in Champions ha solo parzialmente lenito. Quello il momento più duro e nero, un tunnel da cui sembrava impossibile uscire, nessun crepitio di una pallida luce capace di indicare la via, quella annodata al concetto di salvare il salvabile.

Poi la tardiva decisione della proprietà di esonerare il tecnico italo-brasiliano e la nuova linfa di un Tudor maestro di juventinità e abile nel ricompattare uno spogliatoio esploso in mille pezzi. Lo dissi quando arrivò Igor da Spalato, e lo scrissi anche qui: Tudor dovrà fare una vera e propria impresa in 9 partite per cercare di portare la sua Juve in Champions. Perché? I prodromi devastanti osservati fino a fine marzo erano chiari a tutti, una squadra mai diventata tale, un gruppo sfiduciato, sfaldato, senza certezze, privato della capacità di reagire, che non aveva nelle gambe e neppure nei gangli vitali una parvenza di forza mentale per sovvertire lo status quo, con capacità azzerate per reinventarsi. Un gruppo squadra ucciso nel profondo da una gestione tecnica, perlomeno cervellotica e scellerata, e impossibile da capire e spiegare fino in fondo. Tudor, parole sue, ha trovato la squadra in una buca sotto tutti i punti di vista, ereditando una situazione problematica al massimo, nella quale trovare il bandolo della matassa era tutt’altro che banale. Mister Tudor in pochissimo tempo ha saputo ricreare uno spirito diverso, inoculando la sua fortissima juventinità e mettendo le pedine nei posti giusti dislocate sul campo, lui ha saputo richiamare le residue forze psicofisiche dei giocatori, immettendo alcuni dei suoi dettami tecnici e tattici per tentare la svolta. Un tocco taumaturgico il suo che tifosi, società e proprietà si auguravano, e la mano di Igor Tudor si è vista, partita dopo partita, facendo lievitare consapevolezza e fiducia in una Juventus a forte rischio di fallimento anche per l’obiettivo minimo stagionale del quarto posto; un piazzamento troppo importante che ha veicolato le maglie bianconere direttamente alla Champions. Un lavoro duro, applicato, impegnato, quello dell’allenatore croato, un Mister che ha saputo dosare forze, emozioni, aspettative, pretese e indicazioni, tirando fuori dalla squadra tutto ciò che si poteva a stagione ampiamente in dirittura d'arrivo; qualcuno parlerà dei limiti tecnici che con Igor in panchina non sono migliorati. Impossibile farlo: in estate ciò che sembrava un mercato di altissimo profilo, ha lasciato spazio al campo, scoprendo una squadra non costruita benissimo e falcidiata (colpevolmente) da infortuni muscolari a valanga e da una dose di sfortuna elevata, vedasi i crociati di Bremer e Cabal saltati e le fratture ossee di Gatti e Koopmeiners. E con un Milik che in tutta l’annata non si è mai visto sul terreno di gioco nemmeno per un minuto.

Tudor non si è mai arreso, non si è mai lamentato, non ha mai ricercato alibi, non si è mai abbattuto di fronte a emergenze totali e assenze plurime, basti pensare alla linea difensiva totalmente inedita schierata a Venezia nella sfida cruciale che valeva un’intera annata. Tudor il sergente di ferro, si è rimboccato le maniche, dandosi da fare per trovare soluzioni funzionali, entrando con tatto nella testa dei ragazzi, cercando di fare fuoco con la legna a sua disposizione, perché la sua missione era chiara: centrare l’obiettivo per cui era stato chiamato a Torino. Tudor con i suoi ragazzi che hanno mostrato subito piena disponibilità ce l’ha fatta, meritandosi un applauso enorme e scrosciante, unitamente a una grande riconoscenza da parte del popolo juventino; certo, sarebbe stato interessante vederlo sulla panchina dell’Amata parecchi mesi prima e chissà. Ma è superfluo fare viaggi mentali astrali, ormai è andata così, resta lecito però chiedersi cosa sarebbe potuto accadere con un Motta spedito a casa prima di Natale e un Igor alla guida della Juventus, per almeno sei mesi. Missione compiuta per Mister Tudor, il nervosismo e l’adrenalina sgorgante del post partita di Venezia sono già alle spalle, sarà lui a guidare la Vecchia Signora nel torneo estivo del Mondiale per Club cercando di fare il meglio possibile in questa neonata parata, voluta dalla Fifa. Serviva l’impresa per sbarcare in Champions e Igor l’ha portata a termine con dedizione assoluta, pragmatismo, elevata capacità di gestione del gruppo e tanto duro lavoro, senza tralasciare l’amore infinito per i colori sociali, il blasone del club e l’immenso valore ritrovato della sacra maglia. Bravo Mister Tudor, non era affatto semplice andare a segno, conquistando la Champions, ora appare giusto godersi il momento, celebrando il risultato fondamentale ottenuto. Juventus e Mister Tudor: missione compiuta!