Juventus fortunata dopo la sosta, ma il calcio così non è più sostenibile

La Juventus tira un sospiro di sollievo dopo la pausa delle nazionali: nessun nuovo infortunato tra i rientrati, fatta eccezione per il ritardo di McKennie, atterrato solo questa mattina a causa di disagi aerei. Un piccolo contrattempo, ma nulla di più grave. Tudor può dunque contare su un gruppo quasi al completo, con l’infermeria che resta limitata a Cabal, Bremer, il lungodegente Milik e l’ultimo arrivato Pinsoglio, mentre Miretti resta in dubbio, fermo da inizio settembre. Una situazione che, alla luce dei tanti guai fisici nelle altre big, appare quasi un colpo di fortuna: basti pensare al Milan, che perde due pilastri del “nuovo corso” di Allegri come Pulisic e Rabiot, con l’americano messo in campo nonostante non fosse al meglio dal CT Pochettino in un’amichevole inutile, e alla Fiorentina che dovrà rinunciare a Kean, infortunatosi dopo il gol all’Estonia, e forse a Pongracic, ko con la Croazia. È il segnale di un calcio che sta andando oltre i propri limiti: un calendario sempre più saturo, con nazionali impegnate in tornei di dubbia utilità come la Nations League o in amichevoli intercontinentali, finisce per spremere i giocatori fino all’osso. Il problema non è solo tecnico ma anche economico: i club si vedono privati dei loro campioni, ma i risarcimenti del FIFA Club Protection Program, attivo dal 2012, non bastano a coprire davvero i danni. Il programma infatti copre un massimo di 7,5 milioni per giocatore, con un rimborso giornaliero di 20.548 euro dopo i primi 28 giorni non coperti, e non considera premi, bonus o componenti variabili dello stipendio, che spesso rappresentano cifre molto importanti.
In un sistema dove le spese sono sempre più alte e il valore dei giocatori è centrale anche per l’immagine e il marketing delle società, il conto non torna. Le nazionali devono continuare a esistere, perché rappresentano l’essenza più pura del calcio, ma il sistema va ripensato: non si può chiedere ai calciatori di volare tra continenti in pochi giorni per partite senza valore. E mentre FIFA, UEFA e le leghe continuano ad aggiungere competizioni come il Mondiale per club o ipotizzano un Mondiale biennale, o addirittura portano squadre come Milan e Como a giocare in Australia per fare cassa, si perde di vista il limite umano. Il calcio è in crisi di sostenibilità non solo economica, ma fisica. E se i vertici non inizieranno a proteggere davvero chi scende in campo, sarà troppo tardi anche per i tifosi che amano questo sport.
Iscritta al tribunale di Torino al n.70 del 29/11/2018
Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione al n. 18246
Direttore responsabile Antonio Paolino
Aut. Lega Calcio Serie A 21/22 num. 178
