Maignan, Bernardo Silva e Lewandowski alla Juve: ecco cosa cambierebbe con loro

Maignan, Bernardo Silva e Lewandowski alla Juve: ecco cosa cambierebbe con loroTUTTOmercatoWEB.com
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di Massimo Reina
La Juve ci pensa davvero, oltre ad aggiungere esperienza e classe, porterebbero qualcosa di più profondo: la consapevolezza e la memoria della vittoria.

Immaginate questa Juventus con tre nomi: Maignan in porta, Bernardo Silva in mezzo, Lewandowski davanti. Tre uomini, tre età calcistiche diverse, tre filosofie del mestiere. Non solo giocatori, ma stati mentali. In un gruppo giovane, dove l’entusiasmo è forte ma l’abitudine al vertice traballa, questi tre rappresenterebbero la spina dorsale che oggi manca. E da quanto emerge dai movimenti di mercato, sembra questa l'idea che si sono fatta anche Comolli, Chiellini e tutti gli altri.

Maignan non è solo un portiere, è una voce. Uno di quelli che ti mette in riga con lo sguardo prima ancora della parola. Trasmette sicurezza a una difesa che, per quanto solida, ha ancora paura di sbagliare. I portieri veri non parano soltanto: educano i difensori al coraggio. E il coraggio, alla Juventus di oggi, serve quanto i gol. Bernardo Silva, poi, sarebbe il centro di gravità permanente. Il tipo che non fa rumore, ma fa ordine. Che ti cambia la partita con una giocata, e te la fa vincere con la sua presenza. Un professore silenzioso per Thuram, Miretti, Locatelli. Uno che insegna a stare in campo come si sta in una stanza: in equilibrio, senza sprecare fiato. È quello che la Juve non ha da tempo — un centrocampista adulto, nel senso più nobile del termine.

E infine Lewandowski. A trentasei anni continua a far sembrare il gol una formalità, ma ciò che porterebbe davvero non sono le reti: è la routine della vittoria. La disciplina quotidiana, l’ossessione per la perfezione, il rispetto dei tempi e dei silenzi. Con uno come lui, un ragazzo come Yildiz imparerebbe cosa significa diventare grande restando lucido. E David, magari, imparerebbe la calma dell’attaccante maturo, quello che sa aspettare la palla giusta e la mente lucida.

Tre uomini così darebbero alla Juventus una cosa che oggi non si compra: consapevolezza. Perché la differenza tra una squadra che lotta e una che vince non è nei piedi, ma negli occhi. Maignan, Bernardo Silva e Lewandowski ti insegnano a guardare le partite in modo diverso — a sentirle, a leggere i momenti, a non farti risucchiare dal rumore. La Juventus, oggi, è come un’orchestra giovane che ha talento ma non ancora il direttore. Quei tre, in ruoli diversi, sarebbero la bacchetta, il metronomo e la nota finale. E allora sì, più che aggiungere esperienza o classe, porterebbero qualcosa di più profondo: la memoria della vittoria. Quella che non s’insegna e non si dimentica.