Allegri conosce già il suo destino e sta facendo poco per cambiarlo

Allegri conosce già il suo destino e sta facendo poco per cambiarloTUTTOmercatoWEB.com
lunedì 1 aprile 2024, 22:45Editoriale
di Antonio Paolino
Il contratto Allegri è pesantemente vincolante al pari del basso rendimento della Juventus da due mesi a questa parte

Prima di una sosta sarebbe sempre meglio vincere per non rovinarsi la pausa: missione fallita, due settimane fa, con il magro pareggio casalingo col Genoa, prima delle amichevoli azzurre. Rimediare, con una prestazione scacciacrisi al primo tentativo successivo, sarebbe stato poi una necessità per scongiurare riflessioni peggiori e per evitare di guastarsi anche la serenità che avrebbe offerto il riposo pasquale prima di una semifinale di coppa: speranza caduta nel vuoto allo scadere della sfida di Roma. Insomma, una Juve in totale smarrimento che non sa più come vincere e come ritrovare la giusta tranquillità. Eppure «lavora», è «unita, giovane, motivata, ecc, ecc» - dice Allegri (ma ci crede?). Eppure non è più la stessa di qualche mese fa, quando aveva addirittura messo il guinzaglio alla fuga dell'Inter. O forse, quella era una Juve disegnata nella semplicità del suo allenatore che stava rendendo al di sopra delle effettive potenzialità e alla quale gli avversari non avevano ancora trovato il modo per limitarla. Tredici erano - e tredici sono rimasti - i punti conquistati nel girone di ritorno: troppo pochi per qualsiasi squadra votata a centrare un obiettivo anche solo minimamente prestigioso.

Crisi – Dal pareggio con l'Empoli, prima, e dalla sconfitta successiva a San Siro, è cominciata la disfatta in classifica. Due mesi d'inferno, gestiti con poca applicazione e troppa sufficienza, che hanno eroso il vantaggio anche sulle più lontane inseguitrici (da 17 a forse addirittura 5 punti in nove partite) e che non lasciano margini di ottimismo per le prossime sfide, a cominciare dalla prima semifinale di coppa Italia di domani sera. In queste condizioni ci si può aspettare di tutto, dal campo, ma non certamente quello che i tifosi più integralisti reclamano con insistenza (non senza ragioni) come l'esonero dell'allenatore. Cosa assai diversa dalle dimissioni che nessuno di loro, me compreso nei panni dell'allenatore, darebbe. 

Responsabilità – Non si tratta di cercare i colpevoli di questa “caduta” libera, ma di provare a capire chi eventualmente avrebbe dovuto assumersi maggiori responsabilità, in campo e fuori. Il silenzio societario è stato interrotto dalla formalità di una dichiarazione attesa solo da Allegri, ma che per i toni non ha aiutato a dare la sterzata. A questo punto è chiaro, non solo per le pretese di tifosi e critica, che i trentadue esordienti Next Gen in prima squadra siano solo degli alibi e che l'appiattimento tecnico-tattico sia una responsabilità mal trasmessa dall'allenatore alla squadra. Chiesa non rende da seconda punta e gli ipotetici leader – sulla carta – non hanno i piedi per esserlo. 

Calcetto – Un appunto anche al portiere Szczesny che quando parla di “pressioni” che un calciatore della Juventus dovrebbe saper gestire, non può non sapere che chi gioca anche solo «a calcetto» dà sempre il massimo, senza mai sorridere per una propria stupidaggine o per quella di un proprio compagno. Anche perché qualcuno glielo andrebbe a dire in faccia, mano o no davanti alla bocca. Il problema, in generale, non è di facile soluzione. Lo si veda “bianco” o “nero” a questo punto la discriminante per decidere non è il “come” ma il “cosa” si riuscirà ad ottenere. Anche perché l'unica alternativa, transitoria, si chiama Montero il cui nome non basterebbe per diminuire i rischi di questo finale di stagione.