Juve-Inter… non scherziamo, GIOCHIAMO PER VINCERE!

Juve-Inter… non scherziamo, GIOCHIAMO PER VINCERE!TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
domenica 3 aprile 2022, 00:01Editoriale
di Roberto De Frede
La partita di stasera non è, non può, non deve essere una partita normale. È Juventus-Inter, CIAK si gira, per portare nella bacheca di casa un OSCAR!

Finalmente, dopo tanti tristi ultimi addii sportivi, sia benvenuto il Derby d’Italia. Il Milan abbia un po’ di pazienza, la stracittadina nazionale è Juventus-Inter, Gianni Brera docet, e guai a modificare la storia romantica del calcio nostrano. C’era bisogno proprio di una partita del genere per cacciare via pesanti fantasmi e ritornare a sognare, rincorrendo attimi emozionanti e imprese vittoriose, sul campo, giocando a calcio.

Dal lontano 1961 non è stata più una semplice partita di cartello di campionato, ma è diventata “La Partita”per antonomasia, mai più uguale ad altri incontri. La Juventus il 16 aprile di quell’anno ospitò i nerazzurri al Comunale. Lo stadio era talmente pieno di spettatori, oltre i limiti consentiti, che dopo circa mezz’ora di gioco, l’arbitro sospese il match per questioni di ordine pubblico, dando così praticamente la vittoria a tavolino agli ospiti. La Juventus ricorrendo alla CAF ottenne che la partita fosse rigiocata il 10 giugno. Intanto… l’Inter il 4 giugno perdeva 2-0 a Catania: “Clamoroso al Cibali”, esclamò Sandro Ciotti, facendo meravigliare e sorridere tutte le radioline bianconere della penisola!

Al Comunale, Moratti senior e Helenio Herrera, in quel caldo sabato pomeriggio, decisero per protesta di mandare in campo la squadra primavera. Da una parte un giovanissimo Sandrino Mazzola, dall’altra El Cabezón Omar Sivori e il gigante buono John Charles. L’italo-argentino non si lasciò sfuggire l’occasione. Finì 9-1 per la Juventus e il dodicesimo tricolore si stampò sotto la Mole. Sivori segnò sei gol; vincerà il Pallone d’Oro. Boniperti, trentatreenne, a fine gara dirà basta con il calcio giocato, cominciando l’altra carriera da dirigente, altrettanto vincente, immortalata dal suo motto scolpito nei cuori juventini: "Vincere non è importante, è l'unica cosa che conta".

Competizione, antagonismo, rivalità. Tradizione secolare bianconera e innovazioni societarie nerazzurre. Le immortali battute umoristiche degli avvocati Gianni Agnelli e Peppino Prisco. Gli scambi storici di mercato, tra amarezze e incredulità, da Meazza a Burgnich, da Anastasi a Boninsegna, da Cannavaro a Vieira, da Serena a Altobelli, da Tardelli a Schillaci. Ronaldo, Iuliano e il (non) rigore. Il 5 maggio 2002. Calciopoli e gli scudetti di cartone. Tutto questo, e tanto altro è Juventus-Inter. Lo sport ci insegna che senza gli altri non esisterebbe alcun noi. Basta il buon senso per riconoscere che la nostra identità, per poter esistere, deve nutrirsi di alterità. Proprio questo buon senso sia l’augurio per questo derby d’Italia.

E intanto ci sono tifosi che in questi giorni – e un po’ “rabbrividisco” mentre vi scrivo – pensano e dicono a voce alta che il male minore sarebbe giocare per un pareggio! Un pareggio? La Juventus ha la possibilità di battere l’Inter in uno scontro diretto, sorpassarla in classifica e avvicinarsi prepotentemente a gustare il dolce sapore olimpico d’ambrosia dello scudetto: perché pareggiarla, perché accontentarsi di restare sotto il podio? Non scherziamo… giochiamo per vincere! Nello sport non ci si può accontentare mai, altrimenti non avrebbe senso farlo. Partire per accontentarsi è antisportivo, mortificante per sé, per l’avversario e per i tifosi. Lo sport piace perché lusinga l’avidità, vale a dire, la speranza di avere di più, e se lo diceva Montesquieu, possiamo crederci.

Stasera i veri tifosi della Vecchia Signora hanno diritto e voglia di una partita eroica, dove il loro portiere polacco si renda improvvisamente protagonista, i centrali comandino il gioco della linea difensiva, i mediani diano ossigeno e polmoni all’intera squadra, e che dal nulla sbuchi, per dare “gioia”, un piccoletto con un numero pesante sulle spalle, che con una sua magia proietti il centravanti serbo nella storia, facendogli mettere la palla proprio dove il numero uno avversario non sarà in grado di arrivare. Altro che pareggio appagante! Dovrà essere una partita d’azione, come la storia ci insegna. Doverosamente bisogna lasciare alle spalle atteggiamenti sterili e attendisti: i tempi supplementari stasera non ci saranno, Allegri e i suoi ragazzi dovranno agire sapendo che avranno “soltanto” novanta minuti per aprire un nuovo capitolo leggendario. L’attacco bianconero, se fisicamente in forma, può essere davvero devastante: Cuadrado, Morata, Dybala e Vlahovic. Vi sembra poco? Juventus – Inter è fatta per OSARE.

Troviamo d’accordo con quanto detto anche il sommo Giacomo Leopardi, il quale nella sua canzone “A un vincitore nel pallone”, datata 1821 e dedicata al giovane Carlo Didimi, campione di palla col bracciale, spinge all’ardimento, elogiandolo per l’energia espressa nell’azione sportiva. Dietro questa profonda ammirazione si intravvede la sua visione della vita, che va presa come un gioco, come il calcio quindi, e come tale va giocata, cercando quindi di passare dall’ignavia all’azione; e non è necessario stare attenti allo scopo dell’azione, purché azione sia. E qui torna sempre la doppia metafora del calcio come la vita e viceversa! Oltre a elogiare il ragazzo, il poeta lo incita a continuare così e, anzi, a fare ancora di più, per non cadere nel suo stesso errore, del quale egli si è accorto troppo tardi per potervi porre rimedio. Leopardi ricorda ai suoi lettori, a tutti noi, che solo nei momenti di pericolo, quando più si percepisce il rischio, la vita diventa viva; vera vita. Si tratta di un invito a vivere senza risparmiarsi (non scendendo in campo pensando ad un mortificante, privo d’emozione e inutile pareggio…!), con l’audacia degli antichi eroi, annullando i falsi timori; perché, dopotutto, solo in virtù della morte il nostro tempo è vivo, quindi tanto vale esistere appieno in ogni attimo, in ogni occasione, agire, scansando le lusinghe degli ozi e lo spettro della noia.

Mi auguro che scomodando l’immenso recanatese, l’invito a vivere la partita di stasera con tutto l’ardore agonistico possibile vada a buon fine. A otto giornate dalla fine del campionato non si poteva chiedere di meglio. Nessuna delle tre squadre in testa dà l’impressione di grande forza per sfondare la porta della gloria; dunque perché non crederci? Il derby d’Italia, decisivo come sempre, per la classifica, per il futuro, per l’onore.

Tutto può accadere in campo e tutto il tifoso accetta, purchè non si scherzi a pareggiare, ma si giochi a calcio per vincere!