Juve, pari con gol e esultanza rabbiosa di Vlahovic

Il derby d'Italia, solitamente delle polemiche gonfiate anche da chi dovrebbe aiutare a stemperarle, questa volta si regge sul perfetto equilibrio del campo: un primo tempo dove le pennellate di Vlahovic e Lautaro hanno colorato il match e un secondo, invece, dove le due squadre a corto di uomini e energia hanno finito per gestire – se non accontentarsi - del risultato più giusto. A dire il vero la rete del vantaggio juventino sembrava poter smentire seccamente i pronostici pessimistici della vigilia, mentre il pareggio dopo pochi minuti riportava inesorabilmente indietro le lancette di ventiquattro ore. Non sono comunque mancate situazioni critiche, ma nulla a che vedere con il passato. Restano discutibili il cartellino giallo, esagerato per la dinamica del tocco di mano, all'indirizzo di Cambiaso e quello poco severo per Cuadrado – nonostante le spiegazioni non convincenti degli amici delle moviole. Oltre alla decisione molto “english” di sorvolare su un contatto su Chiesa – non comunque sul volto - prima del pareggio dell'Inter e una molto “confusion” non sanzionata a Rabiot. Un pareggio che non cambia le sorti del campionato giunto ad un terzo del suo percorso e che lascia invariati gli obiettivi. L'Inter torna a casa con la delusione di non essere riuscita a dimostrare la propria superiorità, la Juve con la certezza di essere riuscita a mantenere invariato il distacco dalla vetta senza affanno. Le nove lunghezze sulla quinta in classifica potrebbero comunque rafforzare i sogni di gloria tenendoli ancora ben nascosti.
Gol – Non so giudicare se quella di Vlahovic, così come afferma Allegri, sia stata o meno la prestazione migliore da quando veste la maglia bianconera, ma certamente è stata tra quelle in cui si è visto di più padroneggiare lontano dall'area di rigore. L'azione del vantaggio parte infatti da Dusan abile a difendere un pallone in mezzo al campo e a scaricarlo sulla corsa per Chiesa. Un gioco da ragazzi, per entrambi, chiudere la manovra con una rete che mancava per il serbo da più di due mesi, ovvero dalla doppietta di metà settembre contro la Lazio. Gol numero cinque per Vlahovic e primo assist stagionale di Chiesa per il compagno di reparto. La coppia funziona e può riprendere seriamente a far male negli ultimi quindici metri dopo un buonissimo avvio di stagione e un altrettanto periodo di calo legato alle precarie condizioni fisiche. Un gol bello e pesante che Dusan ha festeggiato però con gioia e amarezza per quella fiducia che cominciava a veder calare nei suoi confronti da una buona fetta di tifosi e anche dalle ultime scelte del mister. Ha segnato, esultato e si è goduto - provocatoriamente mettendosi le mani attorno alle orecchie – i cori di gioia. Ha ritrovato se stesso ritrovando la bellezza di tornare a segnare, lottando quando ha potuto anche in mezzo al campo. Proprio come gli chiede Allegri che al cambio, contemporaneo con quello di Chiesa, se li è abbracciati entrambi. Buon segno. Così come la voglia di stringere i denti da parte di Locatelli e il ritorno a disposizione di Alex Sandro. Piccoli segnali di ritorno alla normalità ancora da secondi in classifica, ma pur sempre col fiato sul collo di chi potrebbe essere distratto dagli impegni dispendiosi di metà settimana. Adesso testa al Monza.

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