La Juventus diafana che ha imparato a splendere di gruppo.

La Juventus diafana che ha imparato a splendere di gruppo.TUTTOmercatoWEB.com
domenica 19 novembre 2023, 20:40Editoriale
di Roberto De Frede
“Nella lunga storia del genere umano (e anche del genere animale) hanno prevalso coloro che hanno imparato a collaborare ed a improvvisare con più efficacia.” (Charles Robert Darwin)

In un mondo di invidie, cattiverie e colpi bassi, è molto facile inveire dialetticamente e buttar giù il prossimo, anziché incoraggiare ed evidenziare ciò che di buono invece vi è realmente. Fateci caso, questo è nella vita. Nel calcio uguale. I media, la politica e la presunta giustizia hanno massacrato negli ultimi tempi la Juventus, sperando che ora sia "acqua passata", proprio come quella dei corsi fluviali che alimentano i mulini ad acqua la quale, una volta passata, non può più tornare indietro. Come se non bastava tutto questo, il miglior giocatore della rosa, sul quale si basavano le sorti del centrocampo almeno di questa stagione, ha trascorso un po’ di tempo più del normale in farmacia e “addio sogni di gloria”! Per fortuna c’era un buon sostituto, giovane e giocherellone… forse troppo! Nonostante tutto questo, il gruppo bianconero - comprendendo di avere tutto e tutti contro -  si è compattato a testuggine, avanzando fino al contatto con le prime file nemiche, riparandosi da frecce e proiettili e occultando il reale numero dei componenti, in modo da generare un effetto sorpresa e finalmente attaccare. Il gruppo Juve ha imparato a essere diafano, e ogni bianconero dà forza e luce al compagno vicino, e così all’infinito, aumentando la forza e l’autostima, caratteristiche imprescindibili di ogni sport, anche quando i campionissimi* latitano.

«Ed ecco che essi ti insegnano a non splendere. E tu splendi invece». Questa frase di Pier Paolo Pasolini contenuta nelle Lettere luterane è diventata celeberrima, fino a adombrare in tante citazioni da poco il senso del suo appello contro il conformismo, contro la bruttezza che ci è imposta ogni giorno, e contro l’incapacità di dire e di migliorare. Splendiamo, dunque. Ma senza dimenticare che nessuno risplende da solo. Legge della fisica, dell'etimologia, dunque della vita: per illuminarci nel buio abbiamo prima bisogno di far entrare in noi la luce altrui. Etimologicamente, siamo tenuti a farci diafani.

Dal greco diaphanés, che deriva dal verbo diaphaíno, lasciar passare la luce, lasciar trasparire. In fisica si dice che un corpo è diafano quando è solo parzialmente trasparente, ovvero quando attraverso di esso si possono vedere non la totalità degli oggetti, ma soltanto i loro contorni. La capacità di farsi diafani verso il prossimo non consiste dunque nello spalancare il nostro esistere all'affannosa ricerca di luce, così come si aprono le finestre in una domenica di sole per godere del buon profumo del mattino. La chiave è tutta custodita in quella particella diά (diá), attraverso: sbrogliare i nodi delle nostre resistenze, delle nostre paure, allentare le barriere che fanno scudo alla luce. Lasciarci andare quel tanto che basta, perché attraverso di noi qualcuno s’illumini e allo stesso tempo illumini noi. Diafano ha a che fare soprattutto con il cielo: non avremmo luce sulla terra a illuminare i nostri giorni se non fosse purificata attraverso l'atmosfera. Nemmeno il mare sarebbe blu se la luce che lo accende - o che lo spegne la sera -- non sfilasse attraverso l'aria trasparente. E certo non si oppone al quotidiano gioco di luce e ombra, il mare che sa farsi azzurro, grigio, nero, verderame a seconda del sole che gli scorre dentro. Giovanni Pascoli, nei Sonetti eterocliti racconta di incantamenti del pensiero che arrivano «Giù pei cieli diafani e tranquilli», accendiamo dunque il nostro splendore.

Un desueto e quantomai generoso verbo intransitivo italiano, come ci ricorda ancora la linguista Marcolongo, era diafanare. Ovvero, rendere diafani, capaci di condurre la luce attraverso gli altri. Ebbene il gruppo granitico della Juventus questo verbo lo ha fatto proprio, riportandolo quotidianamente alla luce. La difesa, forte della sentinella polacca, comandata da un redivivo Rugani e dai riacei Bremer e Gatti, si muove all’unisono respingendo gli attacchi dell’avversario, donando ossigeno ad un giovane, imprevedibile e mai domo centrocampo che a sua volta chiama a quadrato i prodi attaccanti, per trovare poi l’attimo giusto fendendo le linee nemiche: una osmosi di positività vincente tra gli undici in campo.   

Dunque, non importa se molti hanno tentato fraudolentemente di “insegnare” a non splendere, o a spegnere quanto di bello regala il calcio, l’amicizia, il gruppo. La Juventus saprà comunque sempre farsi diafana. E pur nelle tenebre e nella cattiveria, splenderà, e con essa luccicanti trofei.

Roberto De Frede

P.S. * Un campionissimo forse non latita, almeno in azzurro… Il suo nome è Federico, di cognome fa Chiesa… che Iddio lo preservi da infortuni e malasorte e che Allegri lo posizioni nel suo ruolo naturale, quello devastante le difese avversarie.