Vi spiego perché in questo scenario desolante l'unica possibilità di rinascita è Spalletti
Da Motta a Spalletti, passando per Tudor e da Cherubini a Comolli, passando per Giuntoli nulla sembra essere cambiato in casa Juventus. Stessa squadra costantemente rivoluzionata, stessa società che sembra essersi dimenticata come si programma una stagione, eppure era da sempre il suo cavallo di battaglia. La sconfitta di Napoli lascia il segno, eccome se lo lascia. Spalletti nella conferenza stampa di sabato era stato drammaticamente chiaro: "queste sono le partite che ci dicono chi siamo". Ecco, non sappiamo esattamente cosa sia questa squadra ma di certo non è la Juventus. Manca la qualità da Juventus, manca la cattiveria, la voglia, la non arrendevolezza, il coraggio della Juventus, manca, in una parola, tutto.
E allora come se ne esce? Negli anni ci siamo sentiti dire che bisogna "lavorare e stare zitti"; e non ha funzionato. Che "bisogna essere compatti, e insieme se ne esce" e non è mai stato così. Manca forse, allora, l'allenatore giusto, una certezza abbandonando le strade dell'innovazione e dell'appartenenza, niente neanche in questo caso. Cambiando allenatori, e persino direttori sportivi, la macchina continua ad andare pericolosamente fuoristrada perché a mancare, evidentemente, è l'assetto che va registrato, quell'assetto societario che nasce dal senso di appartenenza di chi lo compone, dalla competenza ad altissimi livelli che ad oggi manca, da quel briciolo di amor proprio e voglia di rispetto che ormai sono chiusi in un cassetto di cui si è smarrita la chiave.
Non illudiamoci: con Comollì a cercare giocatori davanti ad un computer dimenticandosi di cercare uomini da Juventus, con Chiellini imborghesito e incravattato (Giorgio, esci da questo corpo!) a stare attento a non prendere troppo spazio e non calpestare piedi importanti e con, alle spalle, una proprietà che investe soldi sbagliando, però, colpevolmente il management non si va da nessuna parte. Se a tutto questo ci aggiungiamo l'esigenza di risparmiare, il quadro diventa ancora più nero. Comincio a pensare che sostenibilità e competitività non siano compatibili come progetti, o si è competitivi e si investe su almeno quattro campioni, uno per reparto, oppure resterà soltanto la sostenibilità che, tra l'altro, neanche ti porterà alla competitività con il risultato di allontanarsi sempre di più dalle vittorie e da quegli obiettivi minimi che ti garantiscono la sopravvivenza. Altro che pareggio di bilancio il 2027, di questo passo si rischia una lunghissima agonia.
Non so se e quando lo capiranno le altissime sfere di casa Juventus, non so quando si renderanno che in campo stanno scendendo delle comparse che possono in assoluto funzionare ma non alla Juventus dove serve quel quid che a lor manca, ma quando lo faranno e punteranno al meglio che si può, ai campioni arrivabili ma veri, quelli con una statura umana dietro, allora quella "parvenza di squadra" si avvicinerà ad essere considerata Juventus.
In questo scenario desolante, al netto degli errori che anche lui ha commesso, l'unico che può creare un minimo di valore dove valore non c'è è Spalletti. L'unico che può far capire alla squadra cosa dare per meritarsi questa maglia è lui, ed è sempre lui l'unico che può, tirando le somme, andare con il pedigree giusto dalla proprietà a chiedere giocatori di qualità, giocatori e uomini da Juventus sperando di essere ascoltato.
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