Il flop della vendita dei diritti tv e il calcio italiano senza speranza a meno che non venga demolito il Palazzo

Il flop della vendita dei diritti tv e il calcio italiano senza speranza a meno che non venga demolito il Palazzo TUTTOmercatoWEB.com
lunedì 19 giugno 2023, 00:30Il tackle di Andrea Bosco
di Andrea Bosco

Tutti felici. Sfrontatamente. La riforma della giustizia sportiva non la faranno, ma il ministro Abodi ha potuto trionfalmente annunciare che mai più un club verrà penalizzato a campionato in corso. Mai più si procederà con i sistemi da Inquisizione Spagnola con i quali hanno operato i Chinè e i Torsello. Ha pagato la Juventus perché "un esempio" doveva essere dato. Non hanno pagato (come era successo in passato e come accadrà in futuro) le "altre". E, tanto per capirci: i due "camerieri" iscritti a bilancio da un club continueranno a figurare come veri calciatori. Solo un esempio del malaffare presente nel paese del calcio con le pezze al culo. Neppure il più clamoroso. Tutti felici, i media. Sono mosche bianche i giornalisti che in tema di "giustizia sportiva" si sono indignati per l'ennesima farsa messa in scena dal Governo e dalla Federazione. Sono mosche in via di estinzione, quelli che invitano a dare un'occhiata ai dissestati bilanci della società Tutti felici, tranne i tifosi. Che infatti avendo capito quale fogna sia diventato il calcio italiano, si sono talmente disamorati da disdire abbonamenti: allo stadio e alle tv.

La famosa "gara" che avrebbe dovuto far ricche le società si è rivelata un flop. Dazn, Mediaset e Sky hanno offerto cifre al ribasso. E Amazon che avrebbe dovuto eccitarsi, viceversa è risultata "svogliata" come un coniuge che da decenni mangia la medesima "ministra". Ovviamente pesa da matti la disaffezione dei tifosi juventini. Per la disperazione dei De Laurentiis e Lotito auto- nominatisi "numi tutelari" del calcio nazionale. Vedremo cosa si inventeranno: forse il famoso canale della Lega del quale da decenni si farnetica. La verità è che il "calcio comunista" di Gravina non piace ai tifosi. La verità che è la splendida stagione del Napoli è stata un colpo ferale per il calcio nazionale. Troppo forte il Napoli di Spalletti, ormai un ex sostituito da Rudi Garcia. Al quale servirà spiegare che a Napoli va alla grande il mandolino, non il violino.

Mentre Roberto Mancini si consola con un terzo posto (battuta l'Olanda) in una manifestazione della quale è difficile rammentare persino il nome, il calcio italiano ha veicolato ai babbei la cosiddetta "rinascita" del movimento. Perdente tre volte su tre, in tre diverse finali continentali. Ma tutti felici nell'osservare gli investimenti del satrapo saudita che sogna i mondiali del 2030 e che nel frattempo ha sganciato 400 milioni (in tre anni) per  convincere Benzema a fare dalle sue parti il pensionato d'oro. Messi ha scelto Miami dove aspira ad andare anche l'ex Juve Di Maria. Tutti felici che la Juventus sia prossima a baciare la pantofola di Ceferin rinunciando alla Superlega. La Premier, viceversa, cosa è se non una Superlega? Cosa è diventata dal punto di vista economico la Premier? Beh certo, il City neo campione d'Europa sarebbe sotto scopa per cento infrazioni. Ma le infrazioni resteranno sulla carta. I petrodollari degli investitori del golfo faranno la differenza: sempre.

La verità è che per il calcio italiano non c'è speranza. I media italiani sono medici pietosi. E i cerusici pietosi fanno la piaga, purulenta. Una neo promossa in Premier è in grado di investire quanto Napoli, Inter e Milan non possono. Non parliamo della Juventus. Le cui strategie di mercato (raccontate con dovizia di panzane) fanno sorridere: nel migliore dei casi. Fanno piangere: ad analizzarle con un poco di buon senso. Sarà una stagione (quella che verrà) da mal di fegato. E non solo per le note vicende. Lo sarà per il fossato che la politica della proprietà Juventus ha ormai creato con gran parte della tifoseria. Francamente non so  più cosa scrivere al proposito. Io reputo che in caso di acclarata colpevolezza la Juventus (come qualsiasi altro club) dovrebbe pagare. E senza tante storie. Ma l'assurda giustizia sportiva ha creato un cortocircuito: hai difficoltà a credere. Persino ai giudici. Anzi: soprattutto ai giudici. Un calcio che ha perso credibilità. E che non potrà rinascere, se il Palazzo non verrà demolito. E i suoi inquilini non verranno cacciati, inseguiti con i forconi. Per dirla manipolando le parole di una celebre pubblicità: Gravina president? No party.