Claudio Chiellini: "La Next Gen è cambiata nel tempo, siamo orgogliosi di ciò che abbiamo creato"

In una lunga intervista concessa a Sky Sport, Claudio Chiellini ha parlato del progetto Next Gen, arrivato ormai all'ottava stagione: "È qualcosa che ci rende orgogliosi, alla luce dei risultati che il club sta ottenendo. La Next Gen è nata ufficialmente nel 2018, ma già dal 2015 abbiamo iniziato a muoverci per renderlo possibile, richiamando molti dei giocatori che in quel momento erano in prestito e unendo li a quelli che uscivano dalla primavera, in un prototipo di squadra a sé stante, con tanto di staff dedicato ed organizzando amichevoli con club di B o C. Inizialmente puntavamo anche al salto di categoria, successivamente, con la nuova denominazione da Juventus Under 23 a Next Gen, ci siamo focalizzati esclusivamente alla crescita dei ragazzi e sull'obiettivo di portarli in prima squadra. I primi esordi in prima squadra coincidevano con le ultime partite della stagione, poi, dalla famosa conferenza stampa con Federico Cherubini, Miretti, Soulé, Fagioli e Maurizio Arrivabene, abbiamo iniziato ad inserirne tre o quattro nella rosa della prima squadra dall'inizio della stagione. Oggi il numero 10 della Juventus è Kenan Yildiz, che indossava lo stesso numero in Next Gen due anni fa. Ovviamente lui rappresenta la punta di diamante, ma l'anno scorso anche il contributo di Savona e Mbangula è stato importante e questo non può che darci soddisfazione".
Non soltanto Yildiz dunque: "Sono tanti i giocatori che hanno fatto un percorso importante, quelli che ho già nominato, ma anche Hans Nicolussi Caviglia e tanti altri. Alcuni di loro come Miretti o Fagioli, sono cresciuti nella Juventus da quando erano bambini. Per i ragazzi stranieri c'è sempre la necessità di un periodo di ambientamento nel quale bisogna aiutarli a capire l'ambiente nel quale si trovano e, di fatto cosa sia la Juventus, per questo tutte le persone che lavorano nello staff a Vinovo sono fondamentali per favorire questo percorso". La prospettiva di giocare in prima squadra può anche aiutare a convincere i giovani talenti a sposare il progetto: "In realtà all'estero le seconde squadre sono la normalità e anche in Italia si stanno diffondendo, anche se siamo l'unico Paese che ancora non ha un sistema di seconde squadre. Sicuramente il fatto di essere partiti prima e avere tanti esempi di calciatori che hanno fatto un certo tipo di percorso ci aiuta ad invogliarne altri".
E poi c'è il mercato: "Le cessioni dirette e le percentuali sulla rivendita aiutano economicamente il club, si tratta di scelte ed è normale per i grandi club ragionare in questo modo. C'è chi rimane in prima squadra, chi va via e segue il proprio percorso in altri club. Oggi ci sono 15 giocatori che parteciperanno alle prossime competizioni europee e che sono passati da qui, per noi non può che essere un vanto e siamo contenti del loro percorso, perchè rimarranno sempre ragazzi cresciuti nella Next Gen. Un esempio che esula dal calcio può essere quello dei laureati ad Harvard, anche se si specializzano e lavorano poi in altri enti, quel bollino di aver studiato ad Harvard resta. Cerchiamo di ispirarci a quello che ha fatto il Barcellona con la Masia e credo che stiamo riuscendo nel nostro intento. Ad accomunarli è la professionalità, un elemento che ci viene regolarmente riconosciuto dagli altri club, anche chi non ha grandi doti tecniche, se cresce nella Juventus porta con sé valori di professionalità e serietà che sono il marchio di fabbrica del club da oltre un secolo".
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