Juve-Tether, retroscena clamorosi: soldi freschi, posto nel CdA e boom in Borsa

Ci sono giorni in cui il calcio si ferma, o almeno rallenta, come se avvertisse che il pallone non basta più a spiegare tutto. In casa Juventus, questi sono giorni così. Non si parla di moduli né di pressing, ma di capitali, azioni, poltrone. La Signora si prepara a un nuovo capitolo della sua lunga storia, e non sarà scritto sul prato dello Stadium, ma nei corridoi ovattati delle assemblee societarie.
Il 7 novembre si rinnoverà il Consiglio d’amministrazione. E tra i nomi che circolano con insistenza ce n’è uno che suona come una scossa elettrica: Paolo Ardoino, numero uno di Tether, colosso delle criptovalute e nuovo peso massimo nell’azionariato bianconero. Oltre il 10% del capitale, un piede già dentro, l’altro pronto a varcare la soglia. Ardoino è l’emblema del nuovo denaro, quello che non passa più per le banche ma per le blockchain. Un self-made man digitale, patrimonio stimato vicino ai quattro miliardi di dollari, sesta fortuna d’Italia. Se davvero entrerà nel CdA, la Juventus potrebbe trovarsi a metà strada fra la tradizione sabauda e la Silicon Valley, fra il gusto antico della pacca sulla spalla e il lessico nuovo dei token e delle stablecoin.
Il titolo in Borsa intanto danza, risvegliato da un entusiasmo che a Torino mancava da tempo. Segno che il mercato, almeno lui, ci crede. Si parla di una Tether pronta a un aumento di capitale da 800 milioni, di sinergie, di “ecosistemi digitali” e “valorizzazione del brand”. Parole che non scaldano il cuore, ma fanno vibrare i conti. In mezzo a tutto questo, Damien Comolli prepara la sua ascesa a direttore generale e Giorgio Chiellini, simbolo di un calcio più umano, si appresta a sedersi fra i nuovi consiglieri. Un equilibrio curioso, quasi poetico: la vecchia guardia accanto ai pionieri del futuro, la maglia sudata e il server freddo. La Juventus, in fondo, è sempre stata così: tradizione e mutamento, classe e calcolo. Dalla Fiat all’algoritmo, dal campo alla nuvola. Ma resta un punto fermo: quel nome, Juventus, che oggi più che mai sa di sfida al tempo. Anche se qualcuno, con un sorriso amaro, ricorda che “Juventus” in latino significa giovinezza. E la giovinezza, si sa, è un bene raro. Anche per chi gioca da più di cent’anni.
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