L’Italia e l’incubo del "vento del Nord"

L’Italia e l’incubo del "vento del Nord"TUTTOmercatoWEB.com
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Ieri alle 23:15Primo piano
di Nerino Stravato

Ci sono parole che, nel calcio italiano, pesano più delle statistiche. Una di queste è “Nord”. Non il nostro, ma quello scritto sulle maglie degli avversari. Tre volte – Irlanda del Nord 1957/58, Corea del Nord 1966, Svezia 2017 – quella parola ha coinciso con una caduta dolorosa. A queste si è aggiunta la Macedonia del Nord 2021, come un’eco moderna della stessa maledizione.

Ma tutto parte da lì: dal 1957/58, dalla partita che ha segnato un’epoca.

1958: Belfast, il punto d’origine

​Dicembre 1957. L’Italia arriva a Belfast per lo spareggio di qualificazione al Mondiale del ’58. Serve un pareggio per andare in Svezia. Sembra semplice, ma la cronaca prende una piega surreale: l’arbitro ungherese non può partire da Londra per la nebbia, gli irlandesi propongono di giocare comunque con un arbitro locale. Foni prima accetta, poi rifiuta: “solo amichevole”.

​Il clima diventa incandescente. La partita non conta, ma si combatte come se fosse l’ultima. E lì, in mezzo alla mischia, spicca Rino Ferrario, mediano juventino, uno che non aveva paura di nessuno. Insieme a Chiappella risponde colpo su colpo, finisce 2-2, un pareggio che sarebbe valso l’ingresso al Mondiale se fosse stato ufficiale.

​Il vero dramma arriva un mese dopo, il 15 gennaio 1958. L’Italia scende in campo con due bianconeri: Giuseppe Corradi e ancora Ferrario, entrambi simboli di un calcio concreto, fisico, senza sconti. Ma non basta. McIlroy colpisce, Cush raddoppia, Da Costa accorcia, e poi Ghiggia viene espulso proprio mentre la squadra spinge.

Finisce 2-1, e l’Italia resta fuori dal Mondiale.

È la prima ferita, la più profonda. La prima notte in cui il calcio “del Nord” diventa sinonimo di incubo.

1966il fantasma di Pak Doo Ik

​Otto anni dopo, a Middlesbrough, il vento arriva da ancora più lontano: Corea del Nord. L’Italia parte convinta, sottovaluta l’avversario e paga un prezzo altissimo. Pak Doo Ik segna, gli Azzurri crollano, e il Paese accoglie la Nazionale con risate amare e pomodori.

​Tra i convocati ci sono anche tre juventini – Anzolin, Salvadore, Leoncini – spettatori di una delle più grandi figuracce della nostra storia. Il copione ricorda, in modo inquietante, quello del 1958: presunzione, errori, incapacità di reagire.

2017: Svezia, notte gelida a San Siro

​Il terzo capitolo arriva molto più vicino a noi: 13 novembre 2017, play-off contro la Svezia. A San Siro l’Italia ha un blocco difensivo tutto juventino: Buffon, Barzagli, Bonucci, Chiellini. Sono loro a reggere la pressione, a non concedere nulla. Ma davanti non si segna.

Lo 0-0, dopo la sconfitta di una settimana prima per 1-0 nel "Nord" d'Europa, condanna l’Italia all’assenza da Russia 2018.

È la serata in cui il gelo scende a Milano, come se il destino avesse voluto riscrivere una sceneggiatura che conoscevamo già.

2022: Macedonia del Nord, la ferita più recente

​Poi arriva Palermo, marzo 2022 qualificazioni mondiale 2022. Una partita da vincere a ogni costo, dominata in lungo e in largo. Dopo un girone di qualificazione maledetto con un pareggio clamoroso in casa contro la Bulgaria figlio ancora dei festeggiamenti dell'Europeo vinto e due rigori sbagliati nelle decisive sfide con la Svizzera, qualificata come prima del girone. Ma al 92’ Trajkovski punisce. Un colpo che nessuno si aspettava, l’ennesimo ribaltone “dal Nord”, anche se stavolta il nome non richiama più la geografia, ma il sapore amaro resta identico. Quella fu l'ultima in gara ufficiale di Giorgio Chiellini con la maglia azzurra, partito dalla panchina vista la sua condizione fisica, entrato al minuto 89 per Mancini fa in tempo a vedere il gol macedone che segna il disastro.

E adesso? L’Irlanda del Nord torna sul cammino azzurro

​Ed eccoci all’oggi. A marzo l’Italia affronterà l’Irlanda del Nord in casa, stadio ancora da definire. Non potrebbe esserci avversario più simbolico: la nazionale che nel 1958 ci tolse un Mondiale e che nel 2021 ci bloccò sullo 0-0 che aprì la porta al crollo con la Macedonia.

​La storia rimette sul tavolo gli stessi attori. E il vento del Nord torna a soffiare.

​Ma il calcio vive di cicli, di redenzioni, di notti in cui finalmente si spezzano le maledizioni.

Forse questa volta, davanti al proprio pubblico, l’Italia ha l’occasione perfetta per chiudere un cerchio lungo sessant’anni.